Corriere della Sera, 16 febbraio 2017
Ha perso male perché non è mai riuscito a essere se stesso
Non ha giocato male il Napoli, è stato solo inferiore all’avversario, né timido né svogliato, solo peggiore. Davanti non ha avuto nemmeno un grande Real, semplicemente un avversario umile, sempre di corsa, in pressing fino al terzo gol, poi più cauto e infatti più vulnerabile. In definitiva, non una bella morale: il Napoli ha perso proprio come non doveva, come non sembrava giusto, mostrando di non essere all’altezza né dell’avversario né dell’ambiente. Ha perso quasi per implosione, come se questi livelli non fossero sostenibili. Eppure il Real non è stato leggendario. Ronaldo non si è visto, la squadra ha mostrato un buon insieme e quasi nessuna fantasia galattica; una semplice, ottima formazione di livello europeo, con un’unica diversità tangibile, il miglior centrocampo possibile. È lì che nascono le differenze del Napoli in Italia ed è lì che sono finite per una sera in Spagna. Zielinski, Diawara, persino Hamsik, sono sembrati tutti poco dimensionati all’occasione. Quasi ingenui, sprovveduti. È questa la delusione massima perché arriva dai giocatori migliori, quelli che di solito danno davvero la misura della squadra. Insigne ha fatto un grandissimo gol, ma Insigne è così, può farlo e scomparire un attimo dopo. Varrà sempre la partita. È nato in una terra di mezzo, bravissimo ma non universale. Toccava ad Hamsik esserlo, a Zielinski, a Callejon, a Koulibaly, a Ghoulam, toccava alle grandi maestranze della squadra, quelle che l’hanno promossa e, con il loro salto di qualità, anche un po’ illusa. Non c’è stata terra vera per nessuno. Il Napoli ha perso male non perché battuto da un grande Real, ma perché non è quasi mai riuscito a essere il Napoli. È mancata una dimensione, non una squadra. Siamo rimasti in Italia, non c’è stato passaggio di confine. Eppure il Real è alla fine di un ciclo, non travolge, sopravvive. In pochi hanno ancora la forza fisica di saltare un avversario, ma hanno un’anima internazionale, hanno solo classe, più il cuore di amarsi e riuscire a non morire troppo presto. Questo dispiace della partita del Napoli. C’erano i tempi e i modi per rovesciare un’epoca, ma sono svaniti quasi spontaneamente, senza nemmeno un capolavoro degli avversari. Solo per modestia interna. Anche se quello di Insigne è stato forse il più bel gol italiano in Europa.