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 2017  febbraio 16 Giovedì calendario

Così il commercio si diede un’anima

Nella gondola c’è uno dei maggiori storici viventi, Niall Ferguson. Chiacchiera con Fabio Sattin che è un appassionato imprenditore e banchiere. Ha convinto lo studioso che un signore di nome Benedetto Cotrugli, mercante vissuto nel Quattrocento, è una figura di quelle che una volta di più rendono il Rinascimento italiano uno dei periodi più fecondi nella storia della cultura mondiale. E che quindi vale la pena conoscere meglio. Questo non solo per l’aver delineato la partita doppia, come metodo di scrittura contabile, in anticipo, anche se in modo non così approfondito, rispetto a come illustrato dal frate matematico Luca Pacioli. Quanto per avere inscritto l’essere un mercante, un imprenditore, in una cornice fatta di valori, principi, dedizione.
In quella gondola che lentamente avanza sul Canal Grande in una sera d’inverno del 2010, i due chiacchierano di Cotrugli, di quella figura così poco usuale che spinge gli studiosi Ferguson e Sattin a incontrare un altro loro collega, Carlo Carraro, allora rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Carraro – racconterà poi – se li vede arrivare vestiti come mercati veneziani del Cinquecento. Li attende sulle scale di un nobile palazzo dove si sta tenendo un party di Carnevale. È prima di immergersi nell’atmosfera straniante di uomini e donne in maschera in un palazzo veneziano in questo scorcio di inizio millennio che i tre uomini daranno vita a un progetto che ci porterà a conoscere quello che Carraro definirà come un mercante che forse avrebbe voluto fare il filosofo e il professore piuttosto che commerciare in tessuti.
Comincia così la storia di un piccolo grande evento che porterà alla traduzione in lingua inglese del Libro de l’arte de la mercatura, scritto da Cotrugli a metà del Quattrocento. E che darà la possibilità di accesso al più largo pubblico internazionale a quello che Ferguson individua essere tra i primi libri di business. La macchina viene accesa da Sattin che, grazie anche ai buoni uffici di un altro italiano professore ad Harvard, Dante Roscini, in una cena milanese con Ferguson riesce a far scattare nello storico la molla della curiosità. Ma è Carraro e l’Università Ca’ Foscari a fornire competenze, finanziamenti e struttura per una ricerca che durerà 7 anni.
Grazie anche a una composizione accademica dell’ateneo veneziano che vede una percentuale del 30% riferita all’economia e per il 70% agli studi umanistici, si riesce così oggi a cogliere a pieno le caratteristiche di Cotrugli. Carraro, nella sua prefazione, racconta di come il mercante umanista non fosse «né un autore né un professore» quanto una persona che «possedeva una grande profondità culturale e consapevolezza che gli permise di guardare oltre la sua occupazione e capirne le inefficienze organizzative, l’approssimazione contabile», ma anche la debolezza morale che «caratterizzava i mercanti della sua epoca». E non solo evidenziando le criticità del sistema ma «proponendo soluzioni». Come quella della «diversificazione» dei propri investimenti per poter reggere a eventuali crisi di alcuni prodotti.
Il risultato è un’edizione in lingua inglese, uscita per Palgrave Macmillan, che vede non solo la traduzione dell’originale ma anche alcuni testi a compendio (l’edizione italiana a cura di Vera Ribaudo si trova in digitale al link http://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni/libri/978-88-6969-088-4/). L’intero progetto ha richiesto un forte investimento di Ca’ Foscari, un autentico lavoro di scavo e indagine che solo parzialmente si riflette negli scritti che accompagnano appunto la traduzione. Ci sono contributi, oltre che dello stesso Carraro, anche di Niall Ferguson, che è autore dell’introduzione, oltre che di Giovanni Favero, Mario Infelise, Tiziano Zanato e Vera Ribaudo.
In una sorta di viaggio tra le varie capitali del Mediterraneo si è trattato di recuperare prima i manoscritti. La prima tappa è stata Dubrovnik. Cotrugli è originario della città croata che all’epoca si chiamava Ragusa. E sotterranea c’è una sorta di contesa sulla nazionalità di Cotrugli. La Croazia lo ritiene uno dei pensatori maggiori della sua storia, al punto di avergli intitolato la Business School di Zagabria. Ma è innegabile l’influenza italiana. O meglio veneziana. All’epoca Ragusa rappresentava uno degli snodi dei commerci e non solo di Venezia. Cotrugli viaggerà poi molto per commerciare, al punto che scriverà un altro trattato intitolato De navigatione. Vivrà a Barcellona, un lungo periodo lo trascorrerà a Napoli. E proprio fuggendo da Napoli, piagata da un’epidemia, assieme alla corte degli Aragona alla quale era approdato, stabilendosi al Castello di Serpico (oggi Sorbo Serpico nei pressi di Avellino) completerà il trattato nel 1458.
Un trattato che sarà stampato cent’anni dopo. Ma che mostra, come ricorda Ferguson, quanto poco sia cambiato il business. E quanto valga la pena leggere The Book of Trade. Non che Cotrugli sia un antesignano di Trump (e del suo celebre l’ Arte degli Affari ), scrive lo storico britannico, anzi avverte i mercanti dei pericoli del coinvolgimento in politica. «Cotrugli – scrive ancora Ferguson – offre molto di più che consigli pratici sulla contabilità. Propone un modo di vita. Non è un manuale ma un’esortazione ai suoi colleghi mercanti ad aspirare a essere degli uomini d’affari del Rinascimento, alla maniera di Cosimo de’ Medici».
Nel libro, diviso in quattro parti, come si usava all’epoca, la terza e la quarta sono dedicate ai consigli sullo stile di vita. Persino su come vestirsi («in modo sobrio ed elegante»), sulla religione, la filantropia. Se un uomo d’affari può o deve darsi al giardinaggio. In quel continuo tentativo di combinare vita personale e professionale. Un concetto oggi molto presente nelle nostre vite. E che dimostra, come conclude Ferguson, che se il mondo è cambiato tanto dal Quattrocento a oggi, a «cambiare molto poco» è l’ethos, la teoria del vivere, del capitalismo.