Libero, 9 febbraio 2017
(Mac) Donald
I media statunitensi si stanno chiedendo se Trump abbia vinto anche grazie al suo modo di mangiare. Lui è scorretto anche in questo: fa il contrario degli Obama che erano tutti ginnastiche e verdure ed è patito di fast food, salta spesso la colazione, pranza alla scrivania, si abboffa a cena (inorridendo i nutrizionisti) e ama MacDonald, polpettoni, spaghetti, Coca Cola e insomma avete capito: mangia come la loro classe media, ed è la versione americana di come mangia la maggioranza di noi. Ce la tiriamo tanto, noi, ma poi affolliamo trattorie e pizzerie o ingolliamo toast veloci: il nostro celebre amore per la cucina riguarda una minoranza d’occasioni, purtroppo, e la maggioranza delle volte come Trump affrontiamo i pasti come un problema da risolvere. Ovviamente i dietologi l’hanno già dato per morto entro venti minuti, anche perché, non bastasse, Trump non fa sport e si sposta in macchina. Insomma, «non ha mai compreso l’alta cucina», scrisse il New York Times, facendogli un regalo elettorale. Ora vorrebbe tagliare le cene di Stato: «Dovremmo mangiare hamburger mentre lavoriamo». Forse è così, forse Trump ha vinto anche per queste cose: ma va detto senza compiacimento, in fondo è una riproposizione grezza del conflitto tra quello che l’uomo vorrebbe essere (posizione di sinistra) e ciò che l’uomo è (di destra). Estremizzate, la prima posizione portò al nazismo e al comunismo, la seconda ci vedrebbe ancora nelle caverne.