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 2017  febbraio 04 Sabato calendario

Apple, dopo risultati record torna con bond da 10 miliardi

Dopo una trimestrale record, Apple torna sul mercato per con un nuovo jumbo bond da 10 miliardi di dollari. Un’emissione con otto differenti scadenze, tra due e 30 anni a tassi fissi e variabili, con i rendimenti fissati su livelli inferiori rispetto a quelli iniziali per la forte domanda dei sottoscrittori, circa 35 miliardi di dollari. Ad esempio, lo spread della tranche a 30 anni è stato fissato a 115 punti base sul Treasurys di stessa scadenza, al di sotto dei 140 punti iniziali, mentre la scadenza a 10 anni ha un rendimento al 3,35% e uno spread di 88 punti base sul titolo governativo.
La forte domanda ha convinto la società ad aumentare l’ammontare dagli iniziali 8 miliardi. Lead manager del deal sono Goldman Sachs, Deutsche Bank e JP Morgan.
Quello di ieri è il secondo bond per il colosso dell’IPhone dopo l’emissione di luglio da 10 miliardi di dollari, in una settimana che ha visto approdare sul mercato le obbligazioni di Microsoft per 17 miliardi di dollari e AT&T per 10 miliardi di dollari. La società ha collocato bond per più di 90 miliardi di dollari dal 2013, circa 25 miliardi di dollari all’anno.
Il rating assegnato da Moody’s al bond Apple è pari ad Aa1 (investment grade) il secondo più elevato dell’agenzia. Secondo gli analisti, il nuovo debito di Apple conferma la strategia della società di volere continuare ad indebitarsi nonostante l’ingente liquidità a disposizione. Una strategia che sembra confermata anche dagli altri gruppi che in questi anni hanno collocato consistenti ammontari di debito, circa mille miliardi ogni anno in media dal 2010.
Risorse utilizzate anche per pagare i dividendi e per operazioni di buy back a sostegno del prezzo del titolo a Wall Street e soprattutto per evitare di dovere rimpatriare i capitali dall’estero. Nell’ultimo bilancio pubblicato dal colosso di Cupertino, la liquidità depositata all’estero ammonta a 230 miliardi e 16 miliardi quella negli Usa.
Una strategia che sembra andare controcorrente rispetto a quanto promesso dal neo presidente degli Usa di volere abbassare le tasse a chi rimpatrierà i capitali dall’estero. Secondo le stime di Goldman Sachs quest’anno le società saranno in grado di rimpatriare circa 200 miliardi di dollari.