Libero, 2 febbraio 2017
Mondo cane
Tra i ritardi culturali della Chiesa che è in ritardo per mestiere probabilmente c’è anche un mutato rapporto tra uomini e animali domestici. C’è gente che ama il cane o il gatto come se fossero umani (o di più) e questo ai pontefici proprio non va giù. Il Papa, nel maggio scorso, disse che «la pietà non va confusa con la compassione per gli animali che vivono con noi» e intendeva, per compassione, qualcosa da non confondere con l’amore riservato agli esseri umani. Nel giugno 2014 si scagliò contro «le coppie sposate che preferiscono i cani e i gatti ai figli» e mostrò una certa insensibilità verso le coppie che scelgono i cani e i gatti solo perché non riescono ad avere figli, e spesso non ci riescono per colpa di una legge contro la fecondazione eterologa che la Chiesa ha sempre avversato; un modo come un altro per accentuare il senso di colpa di chi non è riuscito a procreare e poi si ritrova anche colpevole di essersi comprato un cane: come se in giro ci fossero coppie indecise tra un figlio e un labrador. Anche Papa Ratzinger, in precedenza, aveva ritenuto di doversi soffermare su quelle «creature che non sono chiamate all’eternità». Ma l’amore c’è dove lo trovi, e la Chiesa ritarda anche nel capire in quest’epoca che accentua la vecchiaia e la solitudine che tanti anziani che vagano ai giardinetti col cagnolino, beh, hanno la vecchiaia, hanno la solitudine ma spesso hanno anche i figli. Solo che non chiamano.