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 2017  gennaio 31 Martedì calendario

Toni Servillo e il testamento spirituale di Leopoldo Pirelli

Il ritratto che Sky Arte ha dedicato a Leopoldo Pirelli merita proprio di essere visto (lunedì, ore 20). Il solo rammarico (ma è un elogio indiretto a Sky) è che questi programmi dovrebbe farli il servizio pubblico, ma lasciamo perdere. Pirelli è stato uno degli ultimi capitani della stagione d’oro dell’industria italiana tra gli anni ’60 e ’80.
Poi si è preferito passare dalla fabbrica alla finanza e addio all’impegno civile, alle vere passioni culturali, agli investimenti simbolici. «Leopoldo Pirelli. Impegno industriale e cultura civile» di Matteo Moneta e Valeria Parisi racconta, a 10 anni dalla sua scomparsa, la vita e la personalità (tanto visionaria quanto schiva) di un imprenditore che assunse le redini dell’azienda di famiglia più per senso di responsabilità che per passione (suo fratello maggiore, Giovanni, tragicamente scomparso in un incidente stradale nel 1973, aveva rifiutato di guidare la Pirelli per dedicarsi alla vita intellettuale), ma che riuscì a trasformare la fabbrica sia in una grande impresa multinazionale che in un luogo di crescita civile (lo ammette anche Sergio Cofferati).
La parte più umana e profonda è affidata al ricordo di Rosellina Archinto, l’amore di una vita: il mare di Portofino, il senso di libertà, le passioni segrete e mai esibite, i tratti del gentiluomo. Il racconto è scandito dalle voci di Maddalena Crippa e Toni Servillo, che legge il decalogo del buon imprenditore: il testamento spirituale di Leopoldo. Particolarmente significativa l’ultima di queste «leggi»: «La prima qualità che un imprenditore deve sempre avere: cercare, cercare con tutte le sue forze, di chiudere dei buoni bilanci. Se non ci riesce una volta, riprovare. Se non riesce più volte, andarsene. E se ci riesce, non credersi un padreterno, ma semplicemente uno che, dato il mestiere che ha scelto, ha fatto il suo dovere».
È destino dei grandi essere rimpianti solo quando non ci sono più.