La Stampa, 23 gennaio 2017
Che cosa fare se i robot rubano posti
La previsione peggiore dice che entro il 2025 i robot e le tecnologie creeranno 13 milioni di posti di lavoro, ma ne distruggeranno 22 milioni. Altre ricerche previsionali opposte, come quella di Accenture Strategy (campione di 10.527 lavoratori di dieci paesi), affermano che se si riuscisse a raddoppiare il ritmo con cui i lavoratori sviluppano le nuove competenze digitali la quota di posti di lavoro a rischio diminuirebbe dal 10 al 4% entro il 2025 negli Stati Uniti, dal 9% al 6% nel Regno Unito e dal 10% al 5% in Germania.
Non solo. Nei paesi coinvolti dall’indagine l’84% degli intervistati si dice ottimista sull’impatto del digitale nell’ambito della propria professione. Più dei due terzi ritengono che tecnologie come la robotica, l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale li aiuteranno ad essere più efficienti (74%), ad apprendere nuove competenze (73%) e a migliorare la qualità del lavoro (66%).
L’87% degli intervistati, con punte del 93% nei Millennial e minimi intorno al 79% per i Baby Boomer, si aspetta che parte delle proprie mansioni sarà automatizzata nei prossimi cinque anni. Di questi, l’80% è convinto che l’applicazione del digitale sul posto di lavoro arrecherà più benefici che danni.
Tre i rimedi: accelerare il reskilling (tanta formazione a tempi brevi), riprogettare il lavoro secondo il potenziale umano (flessibilità), rafforzare il rifornimento dei talenti alla fonte (partnership scuole-imprese). Il dibattito continua.