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 2017  gennaio 18 Mercoledì calendario

La stanza delle lobby

ROMA Il lobbista in una stanza. La Camera dei deputati avrà presto uno strumento per rendere trasparente quell’attività che spesso trasparente non è: la cosiddetta «rappresentanza degli interessi», insomma il lavoro delle lobby. Oggi l’ufficio di presidenza di Montecitorio dovrebbe approvare la proposta di regolamentazione presentata dalla vice presidente Marina Sereni, Pd. Cosa cambierà?
Per fare il lobbista sarà necessario iscriversi ad un apposito registro on line, che comporta una serie di onori e oneri. Ma soprattutto ai «sottobraccisti» – come venivano chiamati un tempo, vista la tecnica usata per agganciare i parlamentari in Transatlantico – sarà riservata una stanza dentro Montecitorio. Da lì, con la tv a circuito chiuso, potranno seguire in diretta i lavori parlamentari. E sempre lì potranno essere raggiunti dai deputati che li vogliono incontrare. Viene poi confermato il divieto di incrociare davanti alla porta delle commissioni, in attesa del momento giusto. Il tutto per limitare appostamenti e inseguimenti, eredità del passato arrivata fino ai nostri giorni, nonostante il sottobraccista non abbia più bisogno del «contatto fisico» per sostenere le sue ragioni.
Il registro della Camera arriva dopo un dibattito che nel nostro Paese dura da anni, con una lunga lista di proposte di legge più volte annunciate e mai arrivate in porto. «È una prova di maturità – dice Marina Sereni, relatrice del provvedimento – che riguarda tutto il nostro sistema politico. Se si pensa che la trasparenza è importante allora si deve valorizzare chi la sceglie».
Per iscriversi al registro sarà necessario non aver subìto, negli ultimi dieci anni, condanne definitive per reati contro la pubblica amministrazione, come la concussione o l’abuso d’ufficio. La strada sarà sbarrata anche a chi, nell’ultimo anno, è stato parlamentare oppure al governo. Perché? È la cosiddetta norma contro le sliding doors, le porte girevoli. Serve a evitare che chi ha appena interrotto la sua carriera politica venga arruolato dalle società di lobbying per sfruttare il suo patrimonio di conoscenze tecniche e, soprattutto, personali. Saranno tenute a iscriversi, se vogliono fare attività di lobby, le imprese, i sindacati, le organizzazioni non governative, le associazioni di categoria come quelle dei consumatori e quelle professionali, come gli ordini degli avvocati o dei commercialisti. Ogni anno, entro il 31 gennaio, chi è nel registro dovrà presentare una relazione al collegio dei questori, i tre deputati che vigilano sul rispetto delle norme interne della Camera. «In caso di violazione delle regole – spiega ancora Sereni – potrà scattare la sospensione fino a un anno. O il divieto di chiedere l’iscrizione per un periodo massimo di cinque anni».
Quello della Camera sarà il primo vero albo italiano dei lobbisti, dopo le mosse fatte in passato dal ministero dell’Agricoltura e di recente dal ministero dello Sviluppo economico. Possibile che a questo punto si muova anche il Senato, dove la discussione era stata congelata vista la «quasi cancellazione» prevista dalla riforma costituzionale poi saltata con il referendum. Resta la domanda, però: bastano un elenco e una stanza per evitare quelle interferenze che oramai posso seguire canali molto più sottili e discreti di un caffé alla buvette? «I lobbisti – dice Sereni – sono portatori di interessi legittimi ma parziali. Si esprimono comunque. Se lo fanno in modo più trasparente credo sia meglio per loro, per i politici. E soprattutto per i cittadini». Chissà cosa ne penserebbe il mitico Wilmo Ferrari detto «la Clava». Da mago del settore si vantava di aver piazzato nella sua carriera quasi 7 mila emendamenti.