la Repubblica, 17 gennaio 2017
Tangenti, il capo di Samsung rischia il carcere
ROMA La magistratura coreana non usa alcun riguardo per l’azienda che crea il 17% della ricchezza nazionale, del Pil. Lo dimostra la richiesta di arresto che la Procura Speciale formula per Lee Jae-yong, 48 anni, principe ereditario di Samsung, nipote del fondatore, ora vice presidente e capo operativo della società. Il manager è coinvolto nel più grave scandalo della storia del Paese, che ha appena travolto la presidente della Repubblica, Park Geun-hye. Il vice presidente di Samsung è sospettato di avere autorizzato il pagamento di 18 milioni di dollari a una società tedesca. Questa società sarebbe riconducibile a Choi soon-sil, amica, confidente e consigliera della presidente della Repubblica, Park Geun-hye. I soldi sarebbero serviti a strappare il voto favorevole del National Pension Service, i fondi pensione pubblici, a un piano strategico di riassetto che (nel 2015) ha portato alla fusione tra Samsung C&T e Cheil Industries. Lo scandalo coreano ha già fatto molte vittime. Il Parlamento ha votato per la destituzione della presidente della Repubblica. Intanto Choi soon-sil, la consigliera della presidente, è finita sotto processo. La figlia della consigliera, 20 anni, è stata fermata dalla polizia della Danimarca (dove vive) per essersi rifiutata di tornare in Corea del Sud, dove i magistrati vogliono interrogarla. Un ex ministro della Salute Moon Hyung-pyo, poi a capo dei fondi pensione pubbici, è agli “arresti provvisori”. Ed ora il capo operativo della Samsung, il vice presidente Lee Jae-yong, rischia il carcere. La decisione se arrestarlo verrà discussa dalla Corte centrale distrettuale a partire da domani. La detenzione sarebbe un epilogo clamoroso per il manager che il mensile statunitense Forbes considerava al trentacinquesimo posto tra gli uomini più potenti al mondo (nel 2014) e che oggi ha un patrimonio netto di 6 miliardi di dollari. La richiesta di arresto ha procurato l’ennesimo capitombolo al titolo Samsung che ha perso il 2,14 per cento alla Borsa di Seul. Ma Lee Kyu-chul, portavoce della Procura Speciale, ha spiegato che i magistrati non si pongono il problema dell’impatto del loro lavoro sul Pil e sull’export del Paese: «È troppo importante scoprire la verità».