Corriere della Sera, 17 gennaio 2017
Né Messi né Cristiano Ronaldo. Oggi il più caro al mondo è Neymar
Detta così, «Neymar vale più di Messi» (anzi molto di più, quasi 80 milioni di euro in più, 246 contro 170) si corre come minimo il rischio di passare per squinternati. Perché Leo è Leo. E Cristiano Ronaldo poi dove lo mettiamo? Occorre quindi per forza partire con una premessa, anzi due: 1) qui non si parla di chi «è migliore» ma di chi «può costare di più», e soprattutto perché; 2) come dice quella vecchia lenza di Mino Raiola, che di queste cose per le note ragioni se ne intende come pochi, «il prezzo di un calciatore non esiste, quindi lo fa chi compra».
Il mercato insomma lo fa il mercato, e su questo non ci piove. Eppure secondo una ricerca del Cies, l’Osservatorio Internazionale di Studi di sport, laborioso istituto di ricerca dell’Università di Neuchatel, oggi come oggi è ’O Ney il giocatore potenzialmente più caro del pianeta. Lo dice la scienza, o meglio una valutazione scientifica basata su un algoritmo che tiene conto di diversi indicatori, in tutto 11, 8 dei quali legati all’atleta e 3 al club di appartenenza. La chiave dello studio è però la combinazione di tre parametri: età, scadenza del contratto, prestazioni.
Quindi un calciatore più giovane e con un contratto a lunga scadenza ha un prezzo teorico superiore e non a caso nei primi 10 posti solo Messi e Cr7, indiscutibilmente i due migliori calciatori al mondo, hanno più di 25 anni. Dietro alla Pulce al terzo posto c’è Paul Pogba del Manchester United, 155 milioni, pagato 105 alla Juve giusto quest’estate, poi Griezmann (150, Atletico Madrid), Suarez (145, Barcellona), Kane (139, Tottenham), CR7 (126, Real), lo juventino Dybala (113, primo della A).
Nella top 100, 24 giocano in Liga. Il primo italiano è Belotti del Toro, 66°, valutato 45 milioni ma con una clausola già fissata per l’estero di 100, quindi Bonucci (74°, 43) e Rugani (76°, 42 ). Spiega Raffaele Poli, ricercatore italosvizzero 39enne autore dell’indagine assieme ai colleghi Roger Besson e Loic Ravenel: «Sulla quotazione pesano ovviamente in maniera preponderante presenze, gol, squadra, ruolo, e infatti se notate sono attaccanti 9 dei primi 10. Ma per capire la ragione scientifica dello scarto fra Neymar e Messi è necessario valutare che il primo ha 24 anni, 5 in meno del secondo, quindi almeno altrettante stagioni davanti a sé. In più il primo ha appena prolungato fino al 2021, mentre il secondo si può liberare a giugno dell’anno prossimo: significa che, se non ci sarà un rinnovo, nel 2017 Lionel potrebbe addirittura andarsene a parametro zero, gratis».
Aspetto non secondario, in una quotazione teorica. Che peraltro troppo teorica almeno del caso di Neymar non è, visto che nell’accordo sottoscritto a ottobre il club catalano ha fissato la clausola a 250 milioni, stessa cifra ipotizzata dal Cies. Certo, poi ovviamente nulla vieta che domattina uno in Cina si alzi e decida di sganciarne 300 per Nathan Redmond del Southampton (78° della lista, valore 42,4) perché non sa cosa farsene, ma questa è un’altra storia. Fra l’altro sempre più improbabile dato che, notizia di ieri, la Chinese Football Association ha annunciato attraverso una nota come intenda mettere un freno alla spesa «irrazionale» dei club per trasferimenti e compensi di giocatori stranieri. Si parla di «apposite misure» per stroncare la bolla che rischia di compromettere i piani governativi. In una riunione a Wuhan si è deciso per un taglio immediato del numero degli stranieri in campo, da 4 a 3 per la Super League al via fra 40 giorni, con obbligo dell’inserimento di almeno due under 23 del posto, tra campo e panchina.
Una mossa concreta e, a quanto pare, solo la prima di un movimento che ha già realizzato che, se l’obiettivo finale è il Mondiale entro il 2050, la strategia migliore non può essere arricchire i calciatori, e anche i club, di mezzo mondo. Meglio migliorare i propri. L’hanno capito alla svelta, i cinesi. Di sicuro prima di noi.