Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  gennaio 17 Martedì calendario

Il campioncino viola tutto Chiesa e famiglia

Contro la Juventus aveva esordito e contro la Juventus, un girone dopo, è diventato grande. Federico Chiesa è il simbolo del riscatto viola nel bel mezzo di una stagione piatta. L’unica (per il momento) vittoria di Paulo Sousa a Firenze. È stato il portoghese, durante il ritiro estivo a Moena, a cambiare la vita al figlio d’arte, 19 anni appena compiuti, un papà famoso ma non ingombrante, casomai amico, suggeritore, quasi procuratore nel senso che il ragazzino un vero manager non ce l’ha. Chiesa, dopo l’ultima stagione in Primavera, era pronto per farsi le ossa in serie B, magari alla Spal. Invece Sousa, a sorpresa, l’ha trattenuto. «Resta qui e sarà un protagonista».
Sembrava una provocazione e invece tutto si è avverato come in un sogno. Chiesa ha esordito allo Stadium, sostituito nell’intervallo. Adesso, invece, è quasi insostituibile. 10 presenze in campionato, 15 in totale di cui 7 da titolare con un gol al Qarabag. Un ragazzo serio, con i piedi per terra, che non ha trascurato i libri per il pallone.
Federico ha cominciato nella Settignanese ed è entrato nel settore giovanile della Fiorentina nel 2007, dieci anni fa, pagato 3 mila euro più 5 mila di premio valorizzazione. Enrico, il papà, 138 reti in serie A tra cui 34 proprio in viola, lo aiuta, lo consiglia, quando può lo segue. Domenica sera in tribuna al Franchi c’era tutta la famiglia Chiesa e alla fine Federico, il migliore in campo, decisivo nel secondo gol firmato da Badelj, ha presentato la sua tribù a Paulo Sousa: la mamma Francesca, soprattutto il fratellino Lorenzo, 13 anni, che gioca nella Settignanese. «Mister lui è più bravo di me», la battuta neppure troppo scherzosa.
Firenze si accontenta dell’entusiasmo e del brio del suo campioncino, che ha appena sottoscritto un nuovo contratto sino al 2021 senza clausola ed è il simbolo, forse anche più di Bernardeschi, di quello che sarà: una Fiorentina giovane, sbarazzina, costruita con i talenti fatti in casa. «Chiesa può diventare la bandiera», la previsione del suo allenatore. Chiesino ringrazia e ricambia l’affetto della città: «Sogno di fare come Marchisio nella Juventus. Vorrei restare tutta la vita in maglia viola e magari diventarne il capitano». Parole, che di questi tempi, fanno riflettere. Lui e Bernardeschi, la coppia FeFe, deve far mettere le ali alla Fiorentina che, nonostante la vittoria con la Juve, è ancora indietro in classifica, lontana 6 punti dalla zona europea.
C’è un vento nuovo in Italia. Una generazione che sta venendo fuori con prepotenza, anche sotto la spinta di Gian Piero Ventura. Domenica sera il c.t. era in tribuna al Franchi e ha preso appunti. Chiesa, che fa già parte della Nazionale Under 20, verrà chiamato a uno dei prossimi stage: non a quello del 20 febbraio, perché c’è di mezzo l’Europa League, ma sicuramente entrerà in quello successivo il primo di maggio. Forse è nata una stella. Ma diciamolo sottovoce.