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 2017  gennaio 15 Domenica calendario

In Italia diminuiscono i fallimenti

In Italia avvengono in media poco più di mille fallimenti al mese. Ma il flusso è in frenata. A portare i libri contabili in tribunale sono ancora, per la maggior parte, le aziende commerciali (2.705 pari al 23,2%), seguite da quelle del settore delle costruzioni (2.380, cioè il 20,4%) e dell’industria manifatturiera (2.187 per il 18,8%). Ma nel complesso le procedure di bancarotta avviate nel 2016 sono diminuite del 7%. In totale, dal gennaio al novembre dello scorso anno, sono state infatti 11.655: circa mille in meno rispetto allo stesso periodo del 2015. Con una incidenza media di 1,9 imprese ogni mille tra quelle registrate negli ar- chivi delle Camere di commercio.
In base ai dati forniti dall’Unioncamere il calo dei nuovi fallimenti riguarda tutte le principali forme giuridiche delle imprese ad eccezione delle cooperative e dei consorzi che invece hanno avuto un lieve incremento di “crack finanziari”. Gli esercizi commerciali, pur rimanendo i più colpiti dalla chiusure, mostrano però una decisa ripresa con un calo dei fallimenti che si avvicina al 12%.
Dalle cancellerie dei tribunali risulta inoltre che le regioni dove è cresciuto in percentuale il numero delle imprese fallite sono Sardegna (+19,3%), Basilicata (+14,3%) e Sicilia (+8,8%). Da questa fotografia si evince dunque che le attività economiche sono più fragili al Sud e nelle isole anche se il maggior numero di procedure aperte negli undici mesi del 2016 presi in esame da Unioncamere è riscontrabile in quei territori a più alta concentrazione di unità produttive, cioè Lombardia (2.511), Lazio (1.337) e Veneto (1.031). Tenendo conto però del totale delle imprese esistenti, è la Basilicata a vantare il tasso di fallimenti meno elevato (0,9 pratiche avviate ogni mille imprese), seguita subito dopo dalla Valle d’Aosta (1,2%) e dall’accoppiata costituita da Calabria e Puglia (1,4%).I numeri in flessione, tendenza già manifestata nel 2015 rispetto al 2014, rappresentano un altro segnale di ripresa complessiva dell’economia che si associa al dato, fornito nei giorni scorsi dal-l’Istat, relativo all’incremento della produzione industriale che, sempre nel 2016, è pari al 3,2% su base annua.