Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  gennaio 14 Sabato calendario

Le grandi metropoli si ridisegnano per affrontare i cambiamenti climatici

Caro Direttore, 
sento in continuazione levarsi la, probabilmente giusta, preoccupazione per l’aumento della temperatura sulla Terra con previsioni negative per il futuro, se non addirittura catastrofiche. Quello che tuttavia trovo curioso è che, in controtendenza, nel Sud d’Italia, col passare degli anni, nevichi sempre di più e gli inverni siano sempre più rigidi. È vero che l’Italia non può essere paragonata alla Terra, ma è pur sempre un riferimento. Le estrapolazioni per il futuro più o meno lontano saranno certamente corrette, ricavate da studi rigorosi, basati su delle ipotesi valide oggi, ma come saranno le condizioni alla base di questi studi nel futuro? A questa fase di aumento della temperatura non è che seguirà una fase di «glaciazione»?
Ermanno Pirola

Caro Pirola, 
la questione che pone è al centro della pianificazione urbana di città come New York, Miami, Londra e Perth. La discussione sulla genesi dei cambiamenti climatici è oramai superata dall’interrogativo sul come farvi fronte. Che si tratti di surriscaldamento o glaciazione, estensione dei deserti o uragani fuori stagione, possono esserci pochi dubbi sul fatto che il clima della Terra è al centro di mutamenti destinati a ripercuotersi sulla vita di centinaia di milioni di persone. 
Nessuno è in grado di dire con esattezza cosa avverrà quando ma possono esserci pochi dubbi su un fatto: gli eventi degli ultimi anni testimoniano che aumentano i rischi per chi vive lungo le coste, a seguito di innalzamento delle acque e nuova temperatura dei mari. Tsunami oceanici, inondazioni, uragani e tifoni in aree insolite sottolineano dunque la necessità di ripensare la presenza della popolazione in aree di crescenti rischi per la sicurezza collettiva. 
Si tratta di una sfida da far tremare i polsi: basti pensare che oggi il 40 per cento della popolazione mondiale vive entro 100 km dalla rive di fiumi, mari o oceani. Ma si tratta di una sfida da prendere seriamente come i sindaci delle suddette città negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e Australia hanno iniziato a fare, elaborando piani per la creazione di nuovi quartieri in zone sicure. Sul clima, come su altri fronti, per non farsi prendere di sorpresa il segreto è studiare e pianificare.