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 2017  gennaio 13 Venerdì calendario

L’Isis nell’opera di Mozart

Opera choc, la bandiera dell’Isis sventola su Il ratto dal serraglio che il 20 apre la stagione lirica di Bologna. Una foto rubata durante una prova dello spettacolo è stata rilanciata su Facebook da Manes Bernardini, che si candidò a sindaco della città. Ci sono tutte le premesse per una prima incandescente, sempre che vada in scena visto che c’è una minaccia di sciopero per trenta esuberi, a causa delle difficoltà economiche.
Martin Kusej, il regista austriaco noto per il suo teatro «politico» e radicale, ha riscritto i dialoghi del singspiel di Mozart, dove si alternano appunto dialoghi e musica. Teste che rotolano; il pascià ha la spavalderia dei tagliagole dello Stato islamico; violenze sui prigionieri, minacciati da pistole e fucili. E la bandiera nera col suo odore di morte.
Tutto questo, quando lo spettacolo debuttò a Aix-en-Provence, non c’era: «La versione di Aix fu fortemente modificata contro la mia volontà», dice il regista che dovette accettare un invito alla moderazione, la Francia era ancora scossa dall’attentato terroristico di Charlie Hebdo. Fatto sta che a Bologna ha dato forfeit uno dei protagonisti, il tenore turco Mert Süngü: «È un insulto alla dignità di una nazione, e inganna il pubblico sulla comprensione delle cause geopolitiche del nostro maggiore problema: il terrorismo». «Non ho mai incontrato questa persona – risponde Kusej –, né ha mai partecipato a una sola prova. Non è che sia andato via: non è stato capace di imparare il nuovo testo in tedesco che abbiamo scritto. È mia ferma convinzione che la musica vada connessa con le situazioni e i sentimenti di oggi. Il cast è concentrato».
Le due coppie di amanti e i loro antagonisti sono rimasti, e il pascià spera sempre di conquistare il cuore di Costanza, ma qui non c’è traccia dei pirati che l’hanno rapita. Ora Belmonte vaga nel deserto in cerca della sua promessa sposa Costanza: verrà fatto prigioniero dalle guardie del pascià Selim, legato, esposto al sole cocente. Dall’harem turco del ‘700 «buffo», l’azione è spostata in una landa desertica durante la Prima guerra mondiale. E non c’è traccia dell’umorismo mozartiano. «Ma Mozart cambiava sempre le sue creazioni». Anche se non si parla mai in modo esplicito dell’Isis, le scene rimandano ai germogli del fondamentalismo islamico. «Il libretto e la trama originali appaiono superati, con un tono a volte cabarettistico», dice il regista. Il drammaturgo Albert Ostermaier coautore dei dialoghi aggiunge che «negli Anni 20 i fattori che oggi determinano la crisi mediorientale c’erano già: la fatwa, i jihadisti, la divisione tra sunniti e sciiti, i talebani, gli interessi economici e lo sfruttamento delle risorse petrolifere».
Un’idea di violenza c’era già nell’originale, laddove Osmin, il guardiano del serraglio, dice a Pedrillo, il servitore di Belmonte: «La pace con te? Con un siffatto strisciante, intrufolone, che intriga continuamente per tirarmi una stangata? Potessi strangolarti». Ora dice nella stessa scena: «Tu hai un viso pallido, sei un infedele, se non avessi il favore del pascià, ti avrei tagliato un pezzo del tuo orecchio e soffocato. Non dimenticare mai: la mia lama è sulla tua laringe se provi a parlare, traditore». Ancora Osmin a Pedrillo: «La tua testa deve cadere, com’è vero che sono un musulmano», ora la didascalia finale dice che Osmin ha nelle mani 4 sacchi di lino sporchi di sangue, nei quali si trovano le teste, e senza dir parola le getta davanti al pascià nella sabbia. «Mi sono reso conto di avere davanti ciò che accade oggi, uomini europei bianchi (turisti) presi, rapiti e tenuti prigionieri da arabi, turchi o da rapitori musulmani», dice Kusej. Vuole dimostrare «l’impotenza degli europei civilizzati di fronte alla brutalità del fanatismo islamico. So che Bologna ha un pubblico aperto». La sostanza musicale e il direttore Nikolaj Znaider, saranno oscurati.
Cosa avrebbe detto Mozart?