Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  gennaio 13 Venerdì calendario

«Il mio Manuel ricattato. Dietro il delitto c’è altro». Intervista a Monica, la mamma di Manuel

CAPRILE (FERRARA) Mamma Monica, 46 anni, apre la sua casa bassa di Caprile, poco più di settecento abitanti tra canali e distese di campagna, e spalanca la vita di suo figlio Manuel, 17 anni, maglioni larghi, capelli colorati, piercing. «È la moda ma è stato sempre buono, è mio figlio, non lo abbandonerò mai, gli voglio bene e deve sapere che gli starò sempre vicino». E mentre parla deve badare a Mattia, il figlio di 22 anni disabile. 
È accusato di duplice delitto con modalità efferate, sarebbe stato lui a colpire con l’ascia da legna i genitori del suo migliore amico: si era mai accorta che stavano progettando la mattanza?
«Mai, altrimenti li avrei divisi, a ceffoni».
Le indagini dicono che sarebbe stato l’amico Riccardo a convicere suo figlio a compiere i delitti.
«Erano amici speciali, si conoscevano da bambini, stavano molto insieme; secondo me Riccardo ricattava Manuel, forse gli ha detto: se non mi ammazzi i genitori non ti do i soldi. Non so per cosa, ma dietro c’è qualcos’altro».
I soldi, si riferisce ai mille euro di compenso?
«Di soldi Riccardo ne aveva tanti, nel portafoglio aveva sempre cento euro e mio figlio Manuel mi ha raccontato che Riccardo li prendeva di nascosto al padre Salvatore, lui stava bene, aveva un ristorante e teneva il denaro in una valigetta, Riccardo tirava via cento euro, tanto il babbo non se ne accorge diceva».
Quando ha sentito rientrare Manuel la notte del delitto?
«Mi aveva detto che era andato a dormire a casa di Riccardo e insieme sono rientrati, qui nella nostra casa, alle 5,30 del mattino; Manuel era bianco in faccia, aveva la febbre, così gli ho dato una tachipirina e sono andata a letto. La mattina quando sono andata a svegliare Mattia, ho trovato che dormivano nella stessa camera anche Manuel e Riccardo. Erano le 10,30. Riccardo ha mangiato con noi a pranzo».
Non hanno tradito emozioni?
«Erano tutti e due tranquilli, hanno mangiato pasta in bianco, poi Riccardo è andato a casa. Alle 17 Manuel è rientrato a casa e ci ha dato la brutta notizia: piangeva e diceva: hanno ucciso i genitori di Riccardo».
Poi?
«Martedi sera sono venuti i carabinieri, hanno sequestrato le scarpe, poi sono venuti con Manuel, era ammanettato, l’ho baciato e gli ho detto: ma cosa hai fatto? Piangendo mi ha detto: salutami Mattia e la piccola. Ora devo stargli vicino, non vorrei che facesse la pazzia di suicidarsi».
Quando andrà a trovarlo?
«Spero presto, andremo tutti».
Com’era il suo rapporto con Manuel?
«L’affetto non gli è mai mancato, non riesco a capire cosa gli sia scattato in testa. Riccardo aveva più soldi, Manuel non ne aveva, in casa qui da noi lavora sono mio marito, fa il facchino in una cooperativa, non so neanche se arriva a 1.500 euro al mese».
Che ragazzo è il suo Manuel?
«Un ragazzo vivace, ma normale, un po’ chiuso, aveva la fidanzata e da qualche tempo si erano ripresi, gli piacevano i videogiochi».
Riccardo dominava Manuel?
«Si, Riccardo veniva in scooter e lo portava in giro, Manuel non l’aveva perché era stato bocciato due volte alla scuola di pesca quindi avevamo deciso di non comprarglielo. Lui voleva andare a lavorare, ma senza un titolo di studio non avrebbe trovato niente. Così abbiamo parlato con il preside e lui si era convinto a ricominciare Siamo distrutti, non sappiamo perché l’ha fatto».