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 2017  gennaio 12 Giovedì calendario

Da Buffon a Riva. Il gioco infinito della squadra ideale

Bel gioco quello di Ventura, non ricordo che un c.t. abbia mai convocato la Nazionale di sempre. Undici titolari secchi, sono Zoff; Burgnich, Nesta, Baresi, Facchetti; Causio, Rivera, Benetti; Sandro Mazzola, Baggio, Riva. Si può fare di meglio? No, perché sono opinioni e in mezzo ai ricordi sono passate migliaia di partite. Il calcio è quasi soltanto cronaca, chi entra nella storia esce dal campo. Comunque è interessante provarci.
In porta io metterei Buffon, più forte fisicamente di Zoff. Buffon è un leader opposto a Zoff, parla molto, è sempre presente. Zoff era un friulano introverso, comandava quasi con i gesti, scuotendo la testa. È stato uno degli ultimi portieri «normali», dopo di lui il ruolo si è trasformato in una strada per super uomini, dieci chili e dieci centimetri in più. Buffon in sostanza ha accorciato la porta. Terzino destro marcatore senz’altro Burgnich, per me il più forte difensore che ci sia stato. Sbagliò davvero un solo stacco di testa, nella finale mondiale del 1970, ma stava marcando Pelè. A sinistra Paolo Maldini, il difensore più completo, tecnica da fantasista e senso del gioco. In mezzo direi Nesta e Scirea. Frenerei un momento su Baresi, gli è mancato qualcosa. Una volta Sacchi, in un’osteria davanti San Siro, al suo primo anno al Milan, mi disse che due volte a partita si distraeva. Lui era molto pignolo, ma qualcosa di lievemente imperfetto l’avevo notato anch’io.
Ventura sceglie Benetti come regista arretrato mettendogli al fianco Mazzola e Rivera, con Causio ala destra. Grande quadrilatero, ma, temo, senza equilibrio effettivo. Benetti era un giocatore duro, completo. Uno strano tipo di cattivo. Non era scorretto, prendeva e dava, solo che il suo temperamento gli permetteva di dare molto più che prendere. Oggi vive sulle colline dietro Chiavari ed impazzisce con le olive. Io preferisco un centrocampo diverso. Il miglior regista è stato Pirlo. Accanto gli metterei due giocatori universali, Tardelli e Valentino Mazzola. Il padre di Sandro era la vera differenza del Grande Torino. Faceva tutto, segnava, correva, comandava. Tardelli è più ricordato per l’urlo che per il gioco. Eppure è stato fondamentale per l’Italia e la Juve. Era lui il primo mattone di tutto. Una volta, a Barcellona, nel mitico 1982, siamo finiti tutti e due in prima pagina per una lite chiusasi a un soffio dalla rissa. Meglio così, credo che ne avrei prese. Era stato inventato il silenzio stampa, c’erano 42 gradi, eravamo tutti un po’ nervosi. Causio all’ala è quasi uno spreco, nella Juve ha vinto anche da centrocampista. Credo che dopo Baggio e Totti, sia stato quello con la tecnica migliore. Conti aveva più senso tattico, in Spagna fu il vero regista, ma non era alla sua altezza.
L’attacco. Partiamo dal facile, Riva. Quando lo vedeva partire, Burgnich diceva che gli sembrava di sentire il rumore di un popolo che migrava. Fortissimo e appena squilibrato nella corsa e nell’acrobazia. Questo gli dava un anticipo quasi incomprensibile sugli avversari, ma lo ha portato anche a infortuni gravi. Era chiuso e indipendente, fumava anche davanti all’allenatore. A me giovane cronista metteva una forte soggezione. Dispiace tener fuori Boninsegna, un centravanti eterno, un Inzaghi raddoppiato, ma con Riva doveva spesso fare l’ala. Non sono mai stati una coppia di fatto. Arriviamo così al problema di sempre, il numero dieci. Ventura sceglie Baggio e con Baggio non si sbaglia mai. Meazza però era decisivo, ha segnato anche in una finale mondiale, Baggio lo è stato a sprazzi. Meazza smise in pratica a 28 anni per un serio problema di circolazione a un piede, Baggio ha cominciato con due lesioni ai legamenti del ginocchio. Era furbissimo e felice della sua differenza tecnica. Quando aveva vent’anni a Firenze scommetteva con il suo preparatore atletico che avrebbe finito l’allenamento senza sudare. Vinceva quasi sempre lui. Il suo allenatore, Eriksson, infatti, lo voleva scambiare con Gerolin. Non era solo arroganza giovanile. Gli infortuni gravi lo hanno sempre fatto vivere col dolore ai ginocchi. I suoi allenatori scambiavano il male per pigrizia e poche volte lo hanno amato. Questo ha portato all’assurdo di un fuoriclasse passato da una squadra all’altra. Oggi io gli preferirei Rivera, o la sua evoluzione, Totti.
Ricapitolando: Buffon; Burgnich, Nesta, Scirea, Paolo Maldini; Pirlo; Tardelli, Valentino Mazzola; Causio, Rivera, Riva. Non è male.