Corriere della Sera, 11 gennaio 2017
I debitori del Monte
I costruttori romani Mezzaroma hanno un problema: alla loro holding sono state protestate 111 cambiali per milioni di euro da maggio fino a ieri. Ma chi rischia un bagno di sangue per averli copiosamente affidati? Banca Monte dei Paschi. Al Comune di Colle Val d’Elsa (Siena), stabile roccaforte del centrosinistra, si è aperto un buco (nei bilanci) per il fallimento di una costosa iniziativa immobiliare. A pagarne il prezzo maggiore, però, è chi l’ha finanziato: Mps. Antonio Muto voleva costruire alberghi e parcheggi a Mantova, con i soldi di Siena. Sono arrivati 27 milioni, 13 utilizzati. Degli altri 14 non si sa più nulla. Ma esiste anche una società dove Mps, peggior cliente di sé stesso, riesce ad autoinchiodarsi. Si chiama Valorizzazioni Immobiliari.
Storie di soldi che evaporano e di vicende paradigmatiche che hanno contribuito ad affondare la banca.
Certo, occorre distinguere tra sofferenze vere, incagli, crediti ristrutturati eccetera. E poi tra debitore e debitore. Ma, in sostanza, cambia solo la quantità di soldi persi.
Mps in pool con altre banche ha finanziato, come noto, aziende poi entrate in crisi: la Risanamento di Luigi Zunino o Sorgenia del gruppo De Benedetti (600 milioni di esposizione complessiva Mps a fine 2014 trasformati, dopo la ristrutturazione di parte del debito, in 88 milioni di strumenti finanziari partecipativi e 44 milioni di obbligazioni convertende). Anche Giuseppe Statuto, proprietario di lussuosi hotel come il Four Season e il Mandarin a Milano o il San Domenico di Taormina sta dando grattacapi al Monte (in pool con Popolare Emilia e Aareal Bank) che dopo diverse rate del mutuo da 160 milioni non pagate gli ha pignorato l’Hotel Danieli di Venezia.
Ora per Siena rischia seriamente di aprirsi il fronte Mezzaroma. La Impreme, holding di famiglia, è insolvente e starebbe cercando la protezione di un concordato. Mps (soprattutto) e Unicredit sono esposte per centinaia di milioni. Già nel 2013 era stato firmato un accordo di ristrutturazione ma i successivi piani industriali sono stati clamorosamente «bucati» (100 milioni di perdite tra il 2014 e il 2015). In più l’azienda ha ricevuto decreti ingiuntivi, istanze di fallimento e ipoteche giudiziali su una parte significativa del patrimonio immobiliare. Tanti soldi del Monte (tra un po’, quando entrerà lo Stato, anche «nostri») sono a rischio.
Già qualche anno fa se n’erano andati una cinquantina di milioni per la scalata a debito di Massimo Mezzaroma al Siena calcio, fallito un anno fa.
A Mantova il costruttore calabrese Antonio Muto, accusato di legami con la ‘ndrangheta ma assolto nel filone principale dell’indagine perché il fatto non sussiste, aveva ottenuto 27 milioni da Mps nel 2011 per costruire su un’area di 21mila metri quadrati in piena città. Secondo le informative dei carabinieri aveva relazioni ad altissimo livello a Siena dove andò più volte. Nel 2015 l’allora presidente del consiglio comunale di Mantova, Giuliano Longfils, presentò un esposto in procura: la società di Muto – denunciava – è fallita nel maggio 2015, sono stati sostenuti costi di circa 13 milioni per i lavori (cifra confermata da una perizia del tribunale); dunque che fine hanno fatto gli altri 14 milioni? Nessuna notizia, per ora. E intanto Mps dovrà salutare quei 27 milioni. Così come i 20 milioni destinati a un progetto immobiliare promosso anni fa dal Comune di Colle Val D’Elsa attraverso la controllata Newcolle, poi fallita. Solo che la Newcolle è partecipata al 49% dal Monte. Un imbarazzante intreccio: Mps per far valere i suoi diritti di creditore dovrebbe danneggiare se stesso.
Con la Valorizzazioni Immobiliari (Vim) è andata anche peggio: 166 milioni di perdita negli ultimi tre bilanci. Era del Monte fino al 2008, gestiva un pacchetto di immobili non strumentali. Quell’anno fu venduta alla coppia Lehman Brothers-Sansedoni(Fondazione Mps) che pagarono con i soldi prestati dal Monte. Poi il mercato immobiliare è crollato e Lehman pure.
Vim ora è in liquidazione e invece di essere un problema della Fondazione è attaccata all’ossigeno della banca che l’aveva venduta. Ma lasciandoci dentro 150 milioni di crediti.