ItaliaOggi, 10 gennaio 2017
Una pensione da 3.100 euro al giorno all’a.d. Volkswagen che truccò i motori diesel
La cifra, rivelata dal quotidiano Bild nell’edizione del 4 gennaio scorso, ha fatto scalpore in Germania: 3.100 euro. Si tratta dell’ammontare giornaliero della pensione che percepisce, a partire dal 1° gennaio, Martin Winterkorn, l’ex numero uno di Volkswagen. Lo stesso che si era dimesso qualche giorno dopo la rivelazione, nel settembre 2015, dello scandalo Dieselgate.
Al mese, la cifra arriva a 93 mila euro.
Senza contare il fatto che, fino al 31 dicembre 2016, Winterkorn ha potuto conservare il suo stipendio, pari a 1,6 milioni di euro all’anno, bonus esclusi.
La casa automobilistica non ha voluto commentare la notizia, ma non l’ha nemmeno smentita. No comment anche dall’avvocato dell’ex ceo.
Se l’ammontare di questa pensione è abituale tra i numeri uno dei grandi gruppi industriali tedeschi, nel caso di Winterkorn suscita un profondo disagio. Perché l’ex ceo ha diretto Volkswagen tra il 2007 e il 2015, proprio nel periodo della estesa manipolazione dei motori diesel del gruppo, che ha riguardato quasi 11 milioni di veicoli in tutto il mondo. Se la sua responsabilità personale non è ancora stata accertata, la sua reputazione di manager molto autoritario, attento al minimo dettaglio, fa pesare un serio dubbio sul fatto che abbia ignorato l’intera vicenda.
Intanto Volkswagen è ancora lungi dall’aver archiviato tutte le conseguenze del Dieselgate. Lo scorso novembre il gruppo ha annunciato l’intenzione di tagliare 30 mila posti nel mondo, due terzi dei quali in Germania. Un cronista della Bild ha invitato Winterkorn a donare la propria pensione. Ma quasi sicuramente la richiesta resterà lettera morta.