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 2017  gennaio 10 Martedì calendario

L’asticella del 5% è un nodo scorsoio. Cancellerebbe sia i partitini di sinistra sia i Fratelli d’Italia. . Viene proposta dal Cav. E piacerebbe a Fi, Pd, M5s e Lega. Tutti gli altri sono contrari


La proposta di nuova legge elettorale più gradita a Silvio Berlusconi è delineata: vari esponenti forzisti l’hanno individuata. Si può, almeno oggi (è noto come il Cav muti repentinamente parere: in un batter di ciglia accolse la richiesta di Matteo Renzi per passare al premio per la lista, prima detestato), sintetizzarla in tre punti: sistema proporzionale; soglia d’accesso al 5%; premio di governabilità del 10%.
Ovviamente, quand’anche un simile progetto diventasse legge, mancherebbero non pochi particolari, che certo secondari non sono, dall’armonizzazione fra Camera e Senato all’individuazione delle circoscrizioni, dall’eventuale ruolo dei collegi uninominali (che non potrebbero però essere maggioritari) all’adozione delle preferenze (di cui Berlusconi farebbe a meno).
Tuttavia si possono già indicare punti critici nelle percentuali.
Fissare l’asticella al 5% starebbe bene sia al Pd sia a Fi sia al M5s. Starebbe bene pure alla Lega, che invece in passato ebbe difficoltà per il più ridotto 4%. Però non sarebbe accetta da alcun altro, e si capisce perché. Le formazioni a sinistra del Pd avrebbero difficoltà a superare tale limite quand’anche fossero tutte unite; siccome i cartelli, in passato più volte utilizzati, non riescono a mettere d’accordo i tanti gruppuscoli, il 5% potrebbe restare irraggiungibile. A destra vale analogo discorso: non c’è un sondaggio che accrediti il partito di Giorgia Meloni al 5%: anzi, non sempre il 4% pare a portata di Fd’It. Quando al centro, lo spappolamento è tale che ci vorrebbe una soglia dello zero virgola qualcosa per accontentare tutti. In ogni modo anche con unificazioni, tutt’altro che facili, nessuno accredita al 5%un centro aperto a sinistra o un centro aperto a destra o un centro aperto a tutti.
È pensabile che la richiesta del 5% sia un punto di partenza per le trattative, con disponibilità a scendere. Semmai, il premio del 10% per la prima lista sembrerà eccessivo ai forzisti, i quali pur lo propongono, convinti di non riuscire a raggiungerlo (le dichiarate speranze del mondo azzurro sono per conquistare il 20%, che varrebbe il terzo posto in graduatoria). Esso apparirà insufficiente ai democratici, persuasi sia di arrivare primi sia di valere intorno a un terzo dei voti validi. Anche calcolando la dispersione nelle liste minori, sarebbe in queste condizioni ben difficile, per non dire impossibile, al Pd raggiungere o soltanto sfiorare la maggioranza assoluta dei seggi. Se, dunque, il progetto azzurro troverà disponibilità nei democratici (una volta che questi ultimi abbiano messo da parte il mattarellum tirato fuori come bandiera da far garrire, senza troppe speranze e senza eccessivo impegno), saranno le percentuali a frenare