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 2017  gennaio 10 Martedì calendario

Berlino con i Mini-Jobs ha moltiplicato i posti ma la troppa flessibilità è diventata una droga

IN Germania li chiamano “Mini- Jobs”. Sono i “mini-lavori”, i “lavoretti”. Che qualcuno paragona ai voucher italiani e che vengono svolti saltuariamente e con molti limiti (massimo 50 ore al mese) soprattutto da studenti e giovani senza un impiego fisso. «Ho lavorato per anni con i Mini- Jobs», spiega Kerstin P., una ragazza tedesca di 30 anni che ora vive a Karlsruhe. «Ho fatto la cassiera al supermarket, poi in una concessionaria di auto, di tutto». «Il problema però», precisa Kerstin, «è che sempre più lavori diventano mini-lavori. Conosco molte persone che svolgono più “Mini-Jobs” contemporaneamente. E così farti una famiglia non è facile. Quando entri in questo circolo vizioso è molto difficile uscirne: non conosco una persona che abbia ottenuto un “lavoro vero” attraverso i Mini-Jobs».
Nell’ultimo decennio c’è stato un boom di Mini-Jobs in Germania, frenato dalla recente legge sul salario minimo approvata dalla Grande Coalizione. Nel 2016 ne sono stati registrati oltre 7 milioni, circa un quarto dei lavori totali: soprattutto nei settori di commercio, pulizia, dettaglio, manifattura. Nel 2003 erano 5 milioni e mezzo. Il verbo del Mini- Job è la flessibilità totale, il sogno di ogni imprenditore. Hanno fatto emergere il lavoro nero. E sono stati cruciali per abbattere la disoccupazione in Germania, persino durante la crisi globale di inizio millennio: nel 2005 sfiorava il 12%, oggi è al 6%.
Ma questi “lavoretti” tedeschi hanno molti difetti per i loro critici. «Dovrebbero essere un ponte verso il lavoro, invece spesso sono un Sackgasse, un vicolo cieco», spiega a Repubblica Annelie Buntenbach della potente confederazione sindacale Dgb. «Così si creano lavoratori di seconda classe», soprattutto giovani. Come accade con i voucher, infatti, è molto raro che un Mini-Job porti a un contratto di lavoro vero, come illustra Oliver Stettes dell’Istituto di Economia di Colonia. È usa e getta: si esaurisce quando all’azienda non serve più la fulminea prestazione del lavoratore.
Eppure i Mini-Jobs non sono come i voucher italiani. Al di là della poderosa macchina dei sussidi tedeschi che comunque offre un welfare che i nostri giovani possono solo sognare, i Mini-Jobs prevedono teoricamente persino la tutela per l’eventuale malattia. La loro versione attuale è stata approvata nel 2003 nell’ambito delle riforme del lavoro (“Hartz IV” e “Agenda 2010”) dei governi del cancelliere socialdemocratico Schroeder. Se il guadagno non sfonda i 450 euro al mese, datore e lavoratore pagano una miseria di tasse e contributi (2 e 3,7%). «È un patto che va bene a entrambe le parti», spiega Erik Thomsen, a capo della Mini-Job-Zentrale, l’istituzione che coordina in Germania il lavoro precario. «Ma è chiaro», ammette, «che non si può campare a vita di Mini-Jobs».
Per alcuni studiosi, questa medicina flessibile è diventata una droga per il mercato del lavoro tedesco. «Le tutele dei Mini-Jobs, come quelle per la malattia, spesso vengono ignorate», spiega Gerhard Bosch, professore di sociologia del lavoro all’Università di Duisburg. «I Mini-Jobs sono una zona grigia. E il welfare tedesco può farne le spese».
Questa è la paura più grande dei critici dei “lavoretti”. Quanto potrà reggere il welfare tedesco se, nonostante la bassa disoccupazione, si ridurranno sempre più le tasse allo Stato e i contributi previdenziali dei lavoratori, soprattutto i più giovani, che forse necessiteranno di altro aiuto statale in futuro? Se per la Cdu di Angela Merkel, tramite i parlamentari Matthias Zimmer e Peter Weiss contattati da Repubblica, questa è la strada giusta e i Mini- Jobs necessitano solo poche modifiche, nella Spd (centrosinistra, al governo con Merkel) ci sono visioni diverse. Per Wolfgang Clement, 76 anni, ex ministro del lavoro con Schroeder dal 2002 al 2005, il problema dei Mini- Jobs non esiste. Raggiunto da Repubblica, sentenzia: «Abbiamo creato posti di lavoro, abbiamo un welfare solidissimo, i Mini- Jobs sono una risorsa. Grazie a quella riforma coraggiosa, oggi la Germania è solida. Non c’è alcun rischio per il futuro». Ma Katja Mast, oggi parlamentare Spd al Bundestag ed esperta di lavoro, non ci sta. «Bisogna ridurre subito gli abusi dei Mini-Jobs», spiega, sia «per difendere i diritti dei lavoratori e il welfare tedesco ma anche per evitare una “vecchiaia povera”» per molti giovani, visti i contributi quasi nulli. Del resto, già oggi circa un milione di over 65 arrotonda la pensione proprio con i Mini-Jobs. Uno spauracchio per tutta la Germania.