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 2017  gennaio 10 Martedì calendario

I 5 Stelle nel caos, ora a rischio i fondi. La base attacca il leader e Casaleggio

BRUXELLES Lo schiaffo, l’incognita e la rivoluzione. Il veto da parte dell’Alde sull’ingresso nel gruppo dei Cinque Stelle è suonato come un colpo da ko sul ring e ha di fatto rimescolato le carte durante una riunione blindatissima, con Beppe Grillo presente in videoconferenza (a spiegare le scelte dell’operazione che sembrava conclusa) e Davide Casaleggio flemmatico. «Era necessario agire in fretta e in silenzio», ha detto l’imprenditore. Poi, intorno alle 16.30 il clima è cambiato, le voci sullo strappo si sono rafforzate, sui cellulari degli eurodeputati ha cominciato ad arrivare il tam tam della rottura clamorosa. E a finire sul banco degli imputati è stato il regista dell’operazione David Borrelli, già accusato di aver agito in solitaria. C’è chi tra i pentastellati chiede la sua testa. E non sono esclusi colpi di scena. La tensione per i corridoi all’Europarlamento è palpabile.
I più, in verità, si interrogano sul destino del Movimento, che paradossalmente ora dipende da Nigel Farage. L’Ukip è a un passo da sancire il divorzio dai Cinque Stelle, confinandoli di fatto nel gruppo dei non iscritti. Una mossa che condannerebbe il Movimento all’irrilevanza a Bruxelles e porterebbe come effetti collaterali un forte danno economico: i «fondi 400» – pari a 680 mila euro annui – sarebbero ridotti, gli spazi per gli uffici ridimensionati e una ventina di persone dello staff pentastellato dovrebbe essere licenziata.
L’unico salvagente a una prospettiva del genere è rappresentato proprio da Farage, l’incognita che potrebbe cambiare il destino (segnato) del Movimento. I parlamentari inglesi, infatti, sono in rotta con i Cinque Stelle da mesi e solo l’intervento del loro leader storico potrebbe indurli a un ripensamento. Un passo che in ogni caso metterebbe i Cinque Stelle all’angolo nel gruppo Efdd. L’orizzonte su cui lavorare è comunque ristretto: l’idea di un gruppo autonomo accarezzata anche nei mesi di trattative carsiche, non ha portato frutti e non ne potrà portare in tempi rapidi.
Quello che invece è sicuro è il grande malessere interno al gruppo, che trova sponda anche a Roma. Una situazione dove nessuno ha vinto: per Grillo e Casaleggio il blitz si è trasformato in uno smacco, ma gli ortodossi che esultano per non essere finiti nell’Alde in realtà fanno i conti con il risultato poco lusinghiero della votazione sul blog.
Ma proprio dalla Rete, dalla base arrivano le critiche più feroci. «Dopo questo triplo salto mortale carpiato con mezzo avvitamento oggi nasce il Pd5S», punge un militante. I commenti sono moltissimi, cinquecento in serata, quasi tutti accusatori. Molti indicano la necessità di «una letterina di scuse per avere esposto il Movimento al pubblico ludibrio». Lo scivolone, insomma, ha aperto una ferita che prefigura una minirivoluzione: già da domani – con la congiunta a Roma e la riunione degli europarlamentari in Belgio – i giochi saranno aperti.