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 2017  gennaio 08 Domenica calendario

Dall’ostentazione alla vergogna, anche Grillo in vacanza nascosto

Quale sarà la fase cinque? Presupposto che la fase uno era: fare vacanze fastose e vantarsene; la fase due: fare vacanze fastose e vergognarsene; la fase tre: fare vacanze frugali ed esibirle; e la fase quattro, quella di oggi, è occultare le vacanze. Al prossimo passo ci si farà fotografare dietro le finestre dell’ufficio, a luce fioca, la notte di Natale? Ma non ci sarà scampo: qualcuno noterà il collasso morale di una classe politica che trascura la famiglia nell’ora sublime degli affetti, e per chissà quali armeggi, e infatti Maria Elena Boschi non s’è proprio vista e, in soddisfazione del paese assetato di sangue, ci tocca di sottolineare la sua assenza. Ecco: morettianamente la si nota di più. Sebbene la si notasse molto nelle estati della gloria sulla spiaggia di Marina di Pietrasanta, tutti a discutere dei ritocchi di photoshop più che di quelli alla Costituzione. Ma non se ne viene a capo se il nuovo premier, Paolo Gentiloni, si è abbandonato al lusso di qualche giorno all’Alpe di Siusi, e s’è imprudentemente lasciato ritrarre a fianco degli alpaca, intanto che un quotidiano d’opposizione (La Verità) si chiedeva che facesse lassù, a spazzaneve, mentre l’Italia «è in fiamme».
Per il resto niente di pervenuto, tranne Matteo Renzi con famiglia a Ortisei, il caschetto e gli sci, e l’ottico tedescofono Werner Kostner che fuori di bottega affigge «Nein danke», no grazie, anche per la rendicontazione proposta sempre dalla Verità: una villeggiatura da ventimila euro. In attesa degli scontrini, ci è rimasto il solo Beppe Grillo a Malindi (naturalmente da Flavio Briatore), partito subito dopo aver scritto un post di elogio all’austerità, e cioè sulla virtù di un tozzo di pane se due sono troppi. Ci è rimasto soltanto Beppe a ricordarci quei tempi da paparazzi, tutti in barca, Silvio Berlusconi con amici e groupie in divisa – maglia a strisce da marinaretto, oppure in bianco come tennisti di Wimbledon per la seduta di running dopo l’attracco – e il nome evocativo di Ikarus, il legno di Massimo D’Alema, naturalmente acquistato in regime cooperativo, e pure gli yacht di Roberto Formigoni nei mari del Sud, viaggi giudicati a scrocco dalla magistratura, quando il reato in flagranza di disastro estetico era nello slippino rosso abbinato al marsupio.
Potesse, Formigoni darebbe fuoco a quelle foto – maledetto digitale! – perché già eravamo in tempi in cui per il lusso si arrossiva. Per esempio Giovanna Melandri, un’antesignana di Grillo, andò in Kenya nel 2007 allo scopo, diceva, di occuparsi d’un ospedale per baraccati di Nairobi, ma poi fu fotografata nel rapimento della danza in elegantissimo caffettano bianco, ovviamente ospite di Briatore. E il povero Briatore deve continuare a sorbirsi invitati che si vergognano di frequentarlo – lui che in fondo qualcosa ha combinato, ha vinto sette o otto mondiali di Formula Uno. Ma il campione della specialità – vado, incrocio le dita e al massimo cado dalle nuvole – è stato Gianfranco Fini che organizzò un Capodanno alle Maldive, e siccome lo ritrassero nei flutti incontaminati e fra i secchielli di champagne intanto che qui c’era la crisi, lasciò la difesa alla compagna, Elisabetta Tulliani: «Siamo partiti per tagliare un traguardo importante: Gianfranco ha compiuto sessant’anni. Non capita tutti i giorni». E bisognò convenire con la signora, perché non capita tutti i giorni nemmeno di compierne cinquantanove, e infatti la coppia era andata alle Maldive anche l’anno prima.
Così si decise di chiuderla con le vacanze transoceaniche – con l’eccezione di Ignazio Marino impegnato nello snorkeling mentre a Roma preparavano la sua decapitazione – così dannose, se documentate, a quella importante dotazione del politico: il consenso. Si passò alla sobrietà, a cominciare dal suo filosofo massimo, Mario Monti, a passeggio a Silvaplana, Svizzera, come un lungodegente tisico di Thomas Mann. Ed era tutto un riposar le membra a Capracotta, pure Berlusconi si recluse per un ferragosto all’aria condizionata di Arcore, Enrico Letta si fece bastare due giorni natalizi a Pisa, Matteo Salvini sul lettino a Rimini, Nichi Vendola a Otranto, roba così da incombente rata del mutuo. Soltanto Angelino Alfano, che è uno sveglio, non comunica la meta del riposo «per stringenti misure di sicurezza». Ed è lui a dare la linea: scomparire. Chi è decollato per l’America o gli atolli l’ha fatto con occhiali da sole e baffi finti, gli altri chiusi in casa dei genitori e delle sorelle e nemmeno uno scatto con l’iPad da mettere su Instagram, perché sicuramente ci sarebbe stato qualcosa da ridire, sul prezzo dello spumante, sulla marca del golfino, sulla sfacciataggine di un sorriso da brindisi proprio mentre l’Italia brucia. E poi domani si torna al lavoro, a discutere di banche, immigrati, disoccupazione: intanto, meglio aver fatto perdere le tracce.