Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  gennaio 08 Domenica calendario

Obiettivo Europa. Così adesso gli hacker del Cremlino fanno paura a Germania, Francia e Italia

ROMA «Attività quotidiana di disinformazione, propaganda e cyber attacchi», accusa l’intelligence tedesca. Che sia contro propaganda, realtà o un insieme delle due istanze, il ruolo della Russia nell’esercizio della democrazia in Europa è un tema eccome, non meno di quanto lo è oggi in America.
Tre elezioni previste nel 2017 (Germania, Francia e Olanda) con l’incognita dell’Italia, per le alterne vicende della politica nostrana dopo lo tsunami del referendum costituzionale: dai servizi di mezza Europa piovono allarmi sul possibile condizionamento dei famigerati «hacker russi», dietro cui si celerebbe direttamente il Cremlino. Il libro nero dei crimini informatici e di propaganda con cui la Russia di Putin tenterebbe di destabilizzare l’altro versante della ex cortina di ferro è diventato un’enciclopedia a fascicoli.
IL SOLDATO DI BRONZO
Il prologo della nuova Guerra fredda arriva dal freddo dell’Estonia, divisa sul destino del suo “Soldato di bronzo”. Era il 2007, e si scatenò una diatriba con Mosca sul trasloco del monumento eretto nel settembre del ’47 per celebrare i tre anni esatti dall’arrivo dei soldati dell’Armata rossa al tempo della Seconda guerra mondiale. Sorvegliava le tombe dei soldati russi caduti, divenne la miccia per una guerra inedita. L’attacco paralizzò i server del parlamento estone ma anche ministeri, banche e giornali. Anni di inchieste non trovarono le impronte del Cremlino, ma l’unico sospetto era dietro le mura rossa sulla Moscova.
I MILIONI DI MARINE
In Francia furono direttamente i milioni. Nel 2014, mentre Europa e Russia alzavano le mura della diffidenza con la crisi ucraina esplosa a febbraio nell’Euromaidan, una banca russa legata al Cremlino finanziò con 11,7 milioni di dollari il Front National di Marine Le Pen. Niente di nuovo sotto il sole: non c’è elezione nel mondo in cui – se la trasparenza lo consente – non si scoprono scheletri indigesti (ne sa qualcosa Hillary Clinton, per i finanziamenti arrivati da Arabia Saudita e Qatar, Kuwait e Oman). Ma questo non riduce la preoccupazione: che atteggiamento avrà la Francia verso un Paese sotto sanzioni e con cui la Nato ha i conti in sospeso? E quest’anno si vota, in Francia: Marine se la vedrà con François Fillon, che ha vinto le primarie nel centrodestra e si prefigge di eliminare le sanzioni alla Russia concordando le politiche su immigrazione e terrorismo. Il fronte scettico sulle sanzioni, a cui appartiene anche l’Italia, si allarga.
DISINFORMAZIONE QUOTIDIANA
Al di là del Saar e del Reno c’è qualcuno che da anni, ormai, non lesina accuse a Putin di ingerenza scorretta e criminale nei fatti interni tedeschi. È la cancelliera Angela Merkel: «Stiamo già avendo a che fare, anche in questo preciso momento, con la disinformazione o con attacchi internet di origine russa. Sono un tema quotidiano, e temiamo possano avere un ruolo nelle prossime elezioni», avvertì a novembre in una conferenza stampa a Berlino.
Il presidente dei servizi di intelligence federali denunciò l’esistenza di «cyber attacchi russi per destabilizzarci»; e l’Agenzia federale per la protezione della Costituzione lamentò «operazioni sempre più aggressive di spionaggio elettronico nei confronti di governo, parlamentari e dirigenti dei partiti». Il tutto con il ricordo delle intrusioni, nel 2015, nei server del parlamento federale e nella sede centrale dei cristiano democratici di Angela Merkel, perpetrato da mani esperte di cibernetica che lasciarono qua e là tracce in cirillico, una firma del gruppo hacker russo “Fancy Bear”.
BREXIT, I CINQUE STELLE E L’OLANDA
Non basta. Per l’Mi6 – i servizi segreti di sua maestà Elisabetta II – c’è lo zampino del Cremlino anche nello schiaffo dei britannici al referendum su Brexit. Il colpo favorisce Mosca perché l’uscita dall’Europa indebolisce l’Unione, partner Nato e titubante alleata di Washington sulle costosissime sanzioni che piacciono ai paesi nordici e baltici ma lasciano molti scontenti. Non è un caso che Londra, a ottobre, abbia congelato i fondi dell’editore di Russia Today, il media russo accusato di far propaganda e disinformazione a beneficio degli interessi di Mosca (la stessa accusa che il Cremlino rivolge spesso ai media occidentali...). Secondo il New York Times, a proposito, lo zampino del Cremlino è anche dietro la bocciatura del referendum costituzionale italiano che costrinse Renzi a dimettersi. E un’inchiesta di Buzzfeed dimostrò che il partito di Grillo, il M5s, è la principale fonte di disinformazione in Italia e pesca le notizie false dalla propaganda russa.
Proprio la disinformazione sistematica russa avrebbe spinto gli olandesi a bocciare, a aprile, il referendum per la progressione dell’ingresso dell’Ucraina nella Ue. In Olanda quest’anno si vota: l’ingerenza di Mosca potrebbe favorire, si teme, la destra populista di Geert Wilders, falsando il risultato.