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 2017  gennaio 07 Sabato calendario

Gli elefanti nascono senza zanne. Se la legge non riesce a difenderli, ci pensa la natura


La Cina vieterà il commercio in avorio dalla fine del 2017. L’attività manifatturiera potrà invece continuare per un «periodo di transizione» non ancora definito. Il paese è di gran lunga il più importante consumatore dell’avorio di elefanti africani, animali che in Oriente non abbondano.
http://www.italiaoggi.it/artimg/2017/006/2145250/1-img386602.jpgDa qui la necessità di importarlo e, strano a dirsi, in buona parte non dall’Africa, almeno nominalmente, ma piuttosto dall’Unione Europea.
L’Ue è il più grande esportatore al mondo di avorio pre-convention: cioè, legale, nel senso di essere stato teoricamente acquisito prima della ratificazione nel 1973 della Cites-Convention on International Trade of Endangered Species, che regola il commercio internazionale di animali a rischio d’estinzione. La Cites, come programma delle Nazioni Unite, ha sùbito identificato l’elefante africano come «a rischio» e le prime restrizioni sul commercio d’avorio sono entrate in vigore per poi cadere largamente nel vuoto.
Il commercio è stato ri-vietato (sempre per solenne trattato) ancora una volta nel 1989. Per un po’ non è andato male.
Poi, con la nuova prosperità asiatica, è cresciuta enormemente la domanda e i bracconieri sono tornati in forza. Secondo l’Ue, tra il 2003 e il 2014 il 92% dell’export europeo d’avorio pre-convention è andato in Cina. Il costante aumento del traffico, idealmente relativo alle scorte arrivate in Europa in epoca coloniale, ha fatto nascere il sospetto che una parte del materiale potesse—chissà—avere a che fare con il bracconaggio che sta decimando gli elefanti africani.
La Iucn-International Union for Conservation of Nature stima che la popolazione di elefanti in Africa sia crollata di ben oltre 100mila unità nel decennio (perlopiù ad opera dei cacciatori d’avorio) mentre i sopravvissuti sarebbero per ora circa 415mila. Ciò a fronte di molti tentativi di eliminare o almeno limitare il traffico d’avorio con accordi internazionali poi ignorati o aggirati.
«Fatta la legge, trovato l’inganno», si dice. Ma il proverbio riguarda le leggi umane, non quelle naturali. Mentre l’Europa s’è scoperta brava a «invecchiare» l’avorio a servizio dei bracconieri e dei mercati asiatici, la Natura si è stufata e sta risolvendo la questione a modo suo attraverso una sorta di evoluzione accelerata.
I bracconieri stessi, attraverso la selettiva uccisione degli esemplari più redditizi, stanno cambiando il corredo genetico dell’elefante africano a favore della nascita di animali senza zanne.
La studiosa Joyce Poole ha recentemente spiegato al Times che, mentre in un branco normale solo una piccola minoranza —dal 2 al 6%—delle femmine nasce senza zanne, si stanno riscontrando tra le popolazioni decimate dalla caccia casi come quello del Gorongosa National Park in Mozambico, dove il 30% è ora senza: «E le femmine prive zanne hanno una probabilità molto più alta di avere una prole senza zanne».
L’esempio netto si ha nell’Addo Elephant National Park in Sud Africa, dove i cacciatori d’avorio avevano ammazzato tutti gli elefanti fuorché 11 sopravvissuti rimasti quando la riserva fu creata nel 1931. Quattro delle 8 femmine ancora in vita erano senza zanne; oggi il 98% delle elefantesse del parco lo sono. C’è una lezione in tutto questo. Se non siamo noi esseri umani a risolvere i nostri contrasti con la natura, verranno comunque risolti in una maniera o l’altra—e forse non solo togliendoci le zanne...