Il Sole 24 Ore, 7 gennaio 2017
Apple, «crolla» lo stipendio di Tim Cook
I declini nelle vendite di Apple hanno impoverito anche i suoi top executive: Tim Cook – amministratore delegato e presidente del colosso degli iPhone, nonché tuttora società regina della capitalizzazione di mercato – ha visto i suoi compensi annuali decurtati del 15%. Prima che lo stupore prenda il sopravvento, uno sguardo alle cifre assolute aiuta a minimizzare lo shock: l’erede di Steve Jobs ha comunque portato a casa 8,7 milioni di dollari, anziche’ 10,3 milioni. Il board di Apple è intervenuto dopo che la società ha sofferto la prima flessione annuale del fatturato in 15 anni. E citando il mancato rispetto degli obiettivi sia di vendita che di profitto, ha richiamato i suoi leader alla responsabilità. Il tutto in un solenne filing depositato alla Sec. Qui vengono puniti, a suon di numeri persino più eclatanti, anche i restanti cinque alti dirigenti: tutti, dal direttore finanziario Luca Maestri alla responsabile delle vendite Angela Ahrendts, hanno sfiorato i 23 milioni in compensi annuali. Per quanto riguarda Cook, con maggior precisione dovrà accontentarsi di un aumento – si legga bene, un aumento – dello stipendio base da due a tre milioni. Che così aiuti a dimenticare il bonus in contanti invece ridotto, seppur in proporzione un po’ inferiore, a 5,4 milioni da 8 milioni. Cook può inoltre contare su ben altra fortuna per stare tranquillo: il suo patrimonio in titoli Apple, 1,3 milioni di azioni senza più restrizioni dopo cinque anni al comando, vale 136 milioni.
Il filing di Apple, paradossalmente, ha quasi coinciso con la pubblicazione di un documento passato ben più inosservato ma che rivela altre cifre, queste sì che minacciano un vero impoverimento: Jonathan Taplin, nel recente volume «Move Fast and Break Things» sull’impatto dei colossi della «monocultura del marketing» – quali Apple, Google, Facebook e Amazon – stima che 50 miliardi di dollari l’anno vengano trasferiti senza colpo ferire da chi crea il contenuto ai re indiscussi delle nuove piattaforme.