la Repubblica, 7 gennaio 2017
Fosseni, il ragazzo della valigia. «Vi racconto la mia odissea»
MADRID «Non riuscivo a entrare in quella valigia. Mi hanno dovuto spingere in tre per poterla chiudere. Poi ho avuto paura di morire asfissiato».
Quando racconta la sua avventura, Fosseni Touré è ormai sollevato per lo scampato pericolo. E, soprattutto, felice per aver raggiunto – seppure in modo rocambolesco – l’obiettivo che perseguiva da oltre due anni. Vent’anni e un corpo esile, spalle strette, gambe sottili, Fosseni è il giovane originario della Costa d’Avorio la cui immagine – raggomitolato appunto dentro una valigia – ha fatto il giro del mondo quando, il 30 dicembre scorso, la Guardia Civil l’ha scoperto alla frontiera del Tarajal che separa il Marocco dalla città autonoma spagnola di Ceuta. Un cronista del quotidiano digitale El Español l’ha intervistato – con l’aiuto di un interprete che traduceva al francese dal suo dialetto locale, il bambara – davanti all’ingresso del Ceti, il centro di internamento temporaneo di Ceuta.
Al giornalista, Fosseni – ivoriano come il piccolo Adou Ouattara, che a otto anni entrò in Spagna attraverso la stessa frontiera in una valigia il cui insolito contenuto venne fotografato dallo scanner della polizia – racconta un’odissea cominciata due anni e mezzo fa quando decise di lasciare la sua città natale Bouaké, la seconda del paese subsahariano.
Orfano di entrambi i genitori, pensò di tentare la sorte come tanti giovani africani. Nei primi tre mesi percorse in camion 3500 chilometri attraversando il Mali e l’Algeria fino a raggiungere il Marocco. Qui si installò a Castillejos, a due passi da Ceuta, a pochi chilometri dal sogno di una nuova vita. Si mise in contatto con una delle organizzazioni mafiose che lucrano sul traffico di migranti. Gli proposero, per entrare in Europa, un modo alternativo a quello tradizionale e pericoloso che consiste nel tentare di superare le alte recinzioni metalliche erette sia sul lato marocchino che su quello spagnolo. Mentre riuniva il denaro necessario per pagare la mafia, cercò di cavarsela scaricando cassette al mercato, facendo il lavavetri, chiedendo l’elemosina.
Il 30 dicembre scorso è il gran giorno. Fosseni paga i suoi “traghettatori” (100 euro, dice al giornalista, ma alla Guardia Civil aveva parlato di 25mila dirham, equivalenti a 2400 euro).
Lo introducono nella valigia («non ci stavo, mi sono dovuto raggomitolare molto») che una giovane marocchina cerca di far entrare in Spagna collocandola su un carrello di ferro. Passa il primo controllo, il secondo, ma alla fine la Guardia Civil apre il bagaglio sospetto. «Quando ho visto gli agenti ho pensato che mi avrebbero cacciato. Non sapevo di essere già in territorio spagnolo».
Ora il sogno di Fosseni è quello di raggiungere la penisola e completare il sogno di una nuova vita, in Spagna o in qualunque altro paese d’Europa.