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 2017  gennaio 06 Venerdì calendario

Il gran rifiuto del trio Il Volo a «The Donald»

Quante volte può capitare a un artista di essere chiamato dal presidente degli Stati Uniti per esibirsi alla cerimonia del suo insediamento?
Così, quando qualche settimana fa la proposta di Donald Trump è arrivata a Il Volo, Gianluca Ginoble, Ignazio Boschetto e Piero Barone, dopo la sorpresa iniziale, si sono confrontati, ci hanno riflettuto e alla fine sono arrivati alla conclusione di dire grazie no, Mr. President. «Abbiamo rifiutato il suo invito perché non siamo mai stati d’accordo con le sue idee: non possiamo appoggiare un uomo che ha basato la sua ascesa politica sul populismo oltre che su atteggiamenti xenofobi e razzisti». Insomma, non ci girano attorno. E, al contrario di quello che magari ci si potrebbe aspettare, non giocano la prudente carta – cara a tanti loro colleghi – del: «La musica non c’entra con la politica». Anzi, sono tutti e tre ben consapevoli del fatto che «come artisti abbiamo una grande eco. Non potevamo cantare per una persona con cui non condividiamo quasi niente».
E come loro devono averla pensata anche tutti gli altri artisti che hanno declinato il presidenziale invito. «Ma la democrazia è importante. Non va criminalizzato chi si esibirà quel giorno, così come non va fatto con chi la pensa diversamente da noi. Per quanto ci riguarda ci rendiamo conto di essere un esempio per molti, soprattutto giovani, ed è per questo che raccontiamo la nostra idea».
Negli Stati Uniti Il Volo è adorato. Il concerto del prossimo 4 marzo alla Radio City Music Hall è già «sold out» tanto che ora si prevede una nuova data.
Dire no a Trump ad altri avrebbe fatto venire il dubbio di vedersi chiudere qualche porta a stelle e strisce. «Ma pensiamo che il nostro futuro non dipenda da questo. Chi ci ama ci seguirà ugualmente. Nei nostri concerti poi non parliamo di politica. E non siamo stati i soli a dirgli no, sappiamo anche che il nostro amico Andrea Bocelli ha rifiutato...». Anche se non lo ha mai confermato: non si sa se sia stato davvero invitato da Trump... «Ah. Beh noi sappiamo che è andata così. Con lui non ne abbiamo parlato perché quando ci vediamo preferiamo discutere di altro, tipo di musica».
La loro decisione di prendere posizione e raccontare perché hanno detto no a Trump dipende invece dal fatto che «se anche la politica americana può apparire lontanissima da noi, il risvolto sociale di quello che succede lì ci interessa e ci riguarda». Se vi avesse chiamati Obama sareste andati?
Qualche attimo di lieve, divertito, imbarazzo. Poi se la cavano così: «Comunque non ci ha chiamati». Non sanno se seguiranno la cerimonia di insediamento, il 20 gennaio: «Se gioca Roma-Inter guarderò la partita», commenta Gianluca, ma, facendosi di nuovo seri, sono tutti e tre certi che se anche la guarderanno, non avranno «nessun rammarico. Non diremo: cosa ci siamo persi, perché la nostra è stata una decisione presa con calma. E perché tutti e tre viviamo senza rimpianti. Davanti a noi poi abbiamo un tour bellissimo, gireremo l’Italia, canteremo in posti fantastici...».
Non solo America quindi. E anche se non sanno cosa guarderanno in tv il giorno dell’insediamento, pare già certo che Sanremo non se lo perderanno... «Ehhh, il Festival certo che lo seguiremo, non possiamo non farlo».