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 2017  gennaio 05 Giovedì calendario

Condomini, l’unione fa la forza

E se il 2017 fosse l’anno dei condomìni? Sarebbe davvero un cambiamento radicale nei nostri stili di vita, in quei condomìni, dove vivono, porta a porta, 14 milioni di famiglie, microcosmi da croce e delizia di un’Italia che sa essere contemporaneamente litigiosa, fino alla rissa continua, e solidale, fino alla condivisione delle piante di basilico per condire la pasta. Il vento della Grande Crisi, che ancora soffia specie nei quartieri più popolari, sta sedimentando anche nuovi comportamenti, nuove soluzioni, tra vicini di casa che condividono innanzitutto la difficoltà a quadrare i conti dei loro budget. 
FORMAT
Secondo un sondaggio realizzato dal sito Immobiliare.it ormai il 22 per cento dei condomìni sono collaborativi, ovvero luoghi dove i residenti si scambiano oggetti (elettrodomestici e vestiti che non servono), servizi (dall’accompagnamento dei figli a scuola all’Adsl e alla tv on demand), prestazioni (una piccola riparazione di un bagno, in cambio di qualche lezione di inglese). Non solo. Un’indagine commissionata da Confabitare dimostra che ormai più del 60 per cento degli abitanti di Milano sono molto interessati all’idea di un Condominio condiviso, un format che da Bologna si è allargato a macchia d’olio in Lombardia, in Veneto, in Toscana, in Puglia e in Sardegna. 
Nella sharing economy condominiale torna, come un doppio mantra, il binomio della utilità e della convenienza: e così migliaia di famiglie che non possono permettersi la badante per i genitori anziani, la baby sitter per i figli piccoli, o la colf per i servizi domestici, riescono a rivolvere il problema condividendo queste figure con i vicini di casa. Ognuno paga le sue ore, contributi compresi. E la convivenza riprende il suo verso etimologico, ovvero quello del sapere vivere insieme, come appunto un condominio, per sua natura, presuppone.
OBIETTIVI
Ma la più forte spinta propulsiva alla nuova centralità dei condomìni arriva da una parallela novità che si andrà consolidando nei prossimi mesi e anni: la pioggia di sconti, di bonus e di detrazioni, che bagna un patrimonio immobiliare (circa 30 milioni di unità) dove recupero edilizio, efficienza energetica e adesso anche messa in sicurezza, sono diventati tutti obiettivi primari, autentiche necessità. Già nel 2016 ci sono state 1 milione e 400mila pratiche per il recupero edilizio e 327mila per la riqualificazione energetica: numeri destinati ad aumentare decisamente, anche perché il governo ha deciso, giustamente, di alzare la durata e la percentuale degli ecobonus nel caso di interventi condominiali.
«È fondamentale capire che l’efficienza energetica in un palazzo può portare a un risparmio anche del 25-30 per cento in bolletta, a parte gli enormi vantaggi ambientali» spiega Francesco Burrelli, presidente nazionale di Anaci, la più importante associazione degli amministratori condominiali in Italia. E aggiunge: «Al contrario, un singolo intervento in un appartamento, se poi il palazzo è fatiscente ed energivoro, rischia di essere uno spreco». Per questo l’Anaci ha sottoscritto, per tre anni, un accordo con il gruppo energetico E.ON che si impegna a una fornitura di energia prodotta da fonti rinnovabili e allo stesso tempo diventa una sorta di advisor sulle questioni energetiche per gli 8mila e 500 amministratori iscritti all’Anaci, laddove i costi per le forniture di luce, gas e acqua rappresentano circa un terzo di quella bolletta condominiale (1.400 euro l’anno) che, in media, ciascuna famiglia paga ogni anno. 
NODI
Per quadrare il cerchio della nuova vita in condominio devono però sciogliersi due cappi che, intrecciati come sono, ancora avvelenano la vita nelle comunità immobiliari: troppe risse tra i vicini e troppa incompetenza, spesso abbinata a disonestà, tra gli amministratori. 
I contenziosi condominiali, fortunatamente, sono in diminuzione, considerando che eravamo arrivati alla folle media di uno ogni mezz’ora, e tuttora quasi la metà delle cause pendenti in sede civile riguarda risse tra vicini di casa. Uno spreco enorme, di soldi, di tempo, di benessere. Ci siamo abituati, per anni, al conflitto permanente, rinunciando perfino alla curiosità di conoscere il nostro vicino di casa, di poterlo salutare tutte le mattine. E adesso, grazie a un sondaggio fatto tra i di giudici di pace, si scopre che nel 48 per cento dei casi questi scontri di potrebbero evitare solo con l’esercizio del buon senso. «Ciò che un bravo, competente e professionale amministratore può e deve seminare ogni giorno» dice Burrelli. 
Peccato però che sotto il cappello di questa strana categoria si ritrovano oltre 300mila persone (più del doppio degli altri Paesi Ue), dei quali solo 40mila sono iscritti a un albo o a un’associazione. E la cronaca giudiziaria ci ha abituato agli episodi degli amministratori condominiali che «scappano con la cassa», tanto che proprio nel 2016 c’è stata un’ennesima stretta legislativa sulla gestione dei conti e sulla tracciabilità delle uscite condominiali. Funzionerà? Ci dobbiamo sperare tutti, se non altro sapendo che tra spese ordinarie e spese straordinarie, l’industria dei condomìni vale 135 miliardi di euro l’anno. E potrebbe davvero aiutare l’economia italiana a ripartire.