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 2017  gennaio 04 Mercoledì calendario

I turchi d’Asia centrale origine degli ottomani

I sospetti su un cinese uiguro e poi su un kirghiso sembrano parlarci di un possibile attentatore venuto da lontano per la strage di capodanno in Turchia. Ma è una lontananza più apparente che reale. L’ampia via che ricorda quella della seta e parte dalla regione dello Xinjiang cinese giungendo al Mar Caspio e poi alla Turchia, attraversa nazioni e regioni turcofone e in cui il richiamo linguistico ed etnico turco è fondamentale e unificante.
I turchi che abitano oggi in Anatolia sono di origine centroasiatica. Come altre popolazioni turcofone entrarono nel mondo islamico a partire dal nono secolo, come schiavi e combattenti arruolati negli eserciti mercenari. In Anatolia cominciarono a radicarsi e stanziarsi a partire dall’undicesimo secolo, arrivando poi a creare l’Impero ottomano tra Balcani e Mediterraneo. Ma gran parte delle altre popolazioni turche vivevano e vivono tuttora in Asia Centrale. Fin dal Medioevo e fino al 1800 popolavano una immensa regione musulmana, indipendente, e abitata da Turkmeni, Kirghizi, Uzbeki e Uiguri. Piccoli domini, i cosiddetti khanati, non costringevano le popolazioni in stretti confini, ma davano vita a un mondo che si estendeva dalla Cina, toccava la Siberia, e arrivava fino al Caucaso, dove vivono i turcofoni azeri. Anche l’Europa ne era e ne è toccata: i tatari giunti fino al Baltico sono un gruppo etnico di origine turca.
Con il crollo dell’Unione Sovietica, la Turchia ha cercato di stabilire fin da subito un rapporto privilegiato con le repubbliche dell’Asia centrale. Rapporti culturali sempre più stretti e un canale diretto fino all’Europa hanno riaperto relazioni chiuse da decenni. Le cose sono cambiate, ma fino a un certo punto, con Erdogan per i suoi più decisi interessi rivolti al Mediterraneo. È stata però la scarsità di risultati economici di questi due decenni a smorzare gli entusiasmi turchi di poter competere con le grandi potenze della regione, ovvero Russia e Cina.
La fede islamica sunnita comune ha ulteriormente rinvigorito queste spinte. Le politiche sovietiche che avevano cancellato quasi ogni forma di adesione confessionale hanno lasciato campo aperto a processi di reislamizzazione. Risultati assai ridotti e la repressione feroce dei regimi autoritari che dominano la regione hanno finora relegato il fattore Islam in un angolo o nella clandestinità dell’opposizione radicale. Da qui il numero considerevole di foreign fighters dell’Isis in Iraq e Siria provenienti dal Kazakistan e dall’Asia centrale. E da qui deriva anche la ragion d’essere di formazioni islamiste o gruppi terroristici che di tanto in tanto si affacciano dallo Xinjiang fino alla Russia. Tutto ciò viene fatto in nome di un passato comune che travalica i confini politici e arriva fino alla Turchia e alla sua politica altalenante tra Mediterraneo ottomano e tentazioni centrasiatiche.