ItaliaOggi, 4 gennaio 2017
Le opere di Keynes non hanno più diritti
È la regola: settant’anni dopo la morte dell’autore, 1946 nel caso specifico, gli scritti dell’economista John Maynard Keynes vedono scadere i diritti e diventano pubblici. Quindi, dal 1° gennaio 2017 gli editori non devono più versare i diritti per pubblicare i testi dell’economista più influente del secolo, sicuramente il più popolare soprattutto in Francia.
Keynesiano, ovvero sulla necessità dell’intervento statale nell’economia, è un aggettivo del linguaggio corrente che tutti hanno l’impressione di comprendere, secondo quanto ha pubblicato Le Figaro. A sinistra, Keynes è considerato come il difensore del ruolo dello stato. A destra, visto dagli economisti neoliberali keynesiano è un’offesa perché sancisce il ricorso ai fondi pubblici e significa il rifiuto delle riforme strutturali.
Gli editori francesi non hanno mai fatto molti sforzi per diffondere un pensiero che in realtà è molto più sottile rispetto alla versione semplicistica del pensiero di Keynes che viene data durante i dibattici pubblici. In realtà, il grande economista (era alto due metri) di Cambridge è mal conosciuto: era un ardente difensore della società liberale europea davanti ai totalitarismi. I suoi precetti di rilancio miravano a preservare il capitalismo liberale e a non abbattere la crescita. Il suo humor britannico («a lungo termine saremo tutti morti») è stato quello di un umanista nel solco di Orazio. E le sue ultime parole furono: «Se solamente avessi bevuto più champagne».