La Stampa, 3 gennaio 2017
Un made in Italy da 10 miliardi
La Turchia per l’Italia è il decimo mercato di esportazione e il primo del Medio Oriente allargato (se la collochiamo in questo settore anziché in Europa, a cui è sempre più estranea). È anche fra i Paesi con cui il nostro interscambio commerciale è in attivo strutturale: esportiamo per più di dieci miliardi di euro all’anno mentre l’import sfiora e i sette miliardi. Da questo punto di vista in Europa solo la Germania fa meglio di noi.
In Turchia il made in Italy è presente soprattutto con macchinari e apparecchiature, veicoli e rimorchi, ma anche prodotti chimici e da raffinazione del petrolio, oltre che (naturalmente) alimentari e lusso. Molto è nelle mani di colossi industriali ma sono attivissime anche le piccole e medie imprese. La Regione esporta di più in Turchia è il Piemonte.
Quanto agli investimenti, la presenza turca in Italia è modesta, mentre noi siamo nel Paese con 1300 aziende con presenza produttiva o commerciale. Nella città di Bursa c’è la fabbrica di auto della Tofas (controllata da Fca e dal gruppo turco Koç) e altre presenze hanno Pirelli, Eni, Ferrero, Barilla, Mapei. La Astaldi ha completato il terzo ponte sul Bosforo. Fra le banche sono presenti entrambi i colossi italiani Unicredit e Intesa Sanpaolo. Gli italiani residenti in Turchia sono circa 4 mila.
Il dato complessivo dei nostri investimenti nel Paese può non sembrare straordinario, si tratta di 400 milioni di euro, ma è significativo e finora non ha molto risentito della crisi, anche se il lungo boom economico turco sta esaurendo la sua spinta – e le turbolenze politiche fanno la loro parte.