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 2017  gennaio 03 Martedì calendario

«Chi è indagato può non dimettersi». La virata di Grillo agita il Movimento

MILANO Lo scudo di Beppe Grillo sul Movimento. Il blog, come già annunciato a dicembre, ha pubblicato ieri il codice etico «in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie» dei Cinque Stelle. Una gestazione lunga otto mesi, nata in contemporanea con l’avviso di garanzia inviato a maggio a Filippo Nogarin. Il testo, che oggi sarà votato sul sito per essere ratificato dagli iscritti, è una virata messa nero su bianco verso un garantismo tenue, una mossa però già definita nei fatti negli ultimi mesi. Una svolta necessaria dopo il caso delle firme a Palermo (con tre deputati indagati) e in vista di un eventuale (e discusso) avviso di garanzia a Virginia Raggi.Lo spartiacque
Essere indagati non sarà più dirimente per sospensioni o autosospensioni (anche se quest’ultima verrà considerata come attenuante per la condotta del potenziale reo). Uno spartiacque rispetto a posizioni ipergiustizialiste sposate da alcuni eletti e dal blog in passato. Fondamentale rimane non avere condanne, nemmeno di primo grado per reati commessi «con dolo»: un modo per cercare di proteggere gli eletti da eventuali ingenuità. Un punto, quello del dolo, che potrebbe essere fondamentale in alcuni potenziali casi giudiziari. A decidere, in ogni caso, chi e come verrà sanzionato saranno Grillo e il collegio dei probiviri (a partire dai reati di opinione).
I punti
Leggere i punti del codice è come ripercorrere gli ultimi mesi di cronache politiche pentastellate: c’è l’obbligo di dare informazione «dell’esistenza di procedimenti penali in corso» quanto prima al «gestore del sito» (causa di una polemica con Federico Pizzarotti), c’è l’invito velato ad autosospendersi (come Marco Piazza a Bologna), c’è anche l’obbligo per i sindaci e i potenziali governatori pentastellati di usare la linea dura con eventuali assessori non Cinque Stelle (segno che il Movimento si sta aprendo a personalità della società civile).
I piani
La mossa di Grillo e Casaleggio di fatto pone gli eletti direttamente (e discrezionalmente) sotto l’egida del garante e dell’imprenditore. Che tracciano insieme l’orizzonte dei prossimi mesi. Non è un caso la tempistica del post: all’inizio del nuovo anno, prima di eventuali tempeste, proprio per tutelare il cammino pentastellato verso le prossime Politiche. Il leader non vuole che altri scandali e preferisce puntare su una nuova fase di «apertura», di «lavoro e scouting», come sostengono alcuni Cinque Stelle.
Le tensioni
L’ala ortodossa, in una riunione congiunta dei parlamentari poco prima di Natale, in realtà ha tentato di essere parte attiva nella stesura del codice, ma il garante ha preferito (come fatto sempre in precedenza) tracciare la linea con l’imprenditore. Ieri il post ha agitato proprio quella parte del Movimento. Riccardo Nuti – come ha rivelato l’ Adnkronos – nelle chat parlamentari commenta sarcastico: «Palermitani via in ogni caso». Michele Dell’Orco parla di codice «forse migliorabile». Ma deputati e, soprattutto, senatori si agitano lamentando dubbi sul potere di «discrezionalità» dei probiviri. Molto critico anche il Pd sulla mossa del Movimento. «La svolta garantista del M5S è la tomba del grillismo. Fine della loro pseudo onestà/diversità», dice Alessia Morani.