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 2017  gennaio 02 Lunedì calendario

Sculacciata addio. Ora in 52 Paesi è vietata per legge

Buone notizie per i bambini francesi. Il parlamento ha appena approvato il divieto di sculacciata, nei confronti delle piccole pesti, da parte di maestri e genitori. Un trionfo per i sostenitori della “non violenza” fisica. La Francia si aggiunge così ad una lista di 51 Paesi, già da tempo contrari a qualsiasi forma di punizioni corporali considerate inutili. Di più: dannose. La prima a schierarsi contro la sculacciata free, nell’ormai lontano 1979, era stata la Svezia. Seguita nel 1983 dalla Finlandia. Quindi negli anni sono arrivati la Tunisia, la Polonia, il Lussemburgo, l’Irlanda, l’Austria e molti altri Stati in tutto il mondo. Ultimi della lista, nel 2016, Mongolia, Paraguay e Slovenia. Nel 2014 è toccato alla nostra vicina di casa, la Repubblica di San Marino.
E in Italia? Pur non esistendo un’apposita norma, una sentenza della Corte Costituzionale del 1996 si è espressa contro l’uso di percosse (sculacciata compresa) nei confronti dei bambini. Anche se per un quarto dei genitori italiani, secondo una ricerca di Save the Children del 2012, la sculacciata è ancora considerata come un valido gesto educativo. E persino il Papa, nel febbraio di due anni fa, aveva sdoganato la sculacciata creando non poche polemiche.
La decisione del parlamento francese arriva dopo che nel 2015 il Paese era stato simbolicamente condannato dal Consiglio d’Europa perché ancora carente di una “legge che vietasse in modo chiaro, vincolante e preciso le pene corporali tra cui schiaffi e sculacciate violando l’articolo 17 della Carta europea dei diritti sociali”. Con il nuovo anno genitori e insegnanti dovranno acconten-tarsi, al massimo, di una bella ramanzina punitiva. Diversa la situazione nei paesi anglosassoni dove metà dei genitori sono ancora pro scappellotto.
Ma cosa ne pensano gli educatori di una legge ad hoc che salvaguardi i più capricciosi? Per Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra, professore e presidente del CAF Onlus Centro Aiuto al Bambino Maltrattato: «Queste leggi sono utili quando nell’immaginario collettivo è già chiaro che il valore educativo del dolore, fisico quanto morale, sono pari allo zero». Spiega Pietropolli: «Siamo tutti d’accorso sul fatto che la sofferenza nei più piccoli non rafforza l’educazione e non migliora l’autostima. Anzi, può creare senso di colpa, paura e vendetta». E aggiunge: «Una legge può aiutare a formalizzare il comportamento da parte dei genitori che temono di essere troppo permissivi. Grazie a una decisione come quella del parlamento francese, ci si trova di fronte ad un “aiutino normativo” che assicura di stare nel giusto».
E già nel 1977 Tilde Giani Gallino, psicologa dello sviluppo e autrice di saggi sui processi cognitivi, pubblicava un libro in cui sosteneva che non si devono picchiare i bambini. «È chiaro che non si può che essere favorevoli ad una legge che vieti la violenza – precisa a distanza di 40 anni Giani Gallino – ma non bisogna neppure essere troppo liberali perché il rischio è che non esistano più vie di mezzo». Come comportarsi dunque se si ha un figlio impenitente? «Parlare» è la sola strategia che funziona. «Naturalmente bisogna discutere con i ragazzi trattandoli come pari, dando loro dei consigli su come comportarsi e cercando di spiegare dove hanno sbagliato – aggiunge Giani Gallino – il problema ultimamente è che i genitori in casa sono troppo permissivi e quindi i bambini, abituati a vivere senza regole, quando arrivano in classe diventano un problema per gli insegnanti che non riescono più a gestirli».