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 2016  dicembre 07 Mercoledì calendario

Centrali nucleari galleggianti

Centrali nucleari galleggianti nelle acque più contese del mondo: il piano della Cina è un motivo di preoccupazione.
Due aziende di Stato cinesi stanno lavorando a progetti di piccole centrali nucleari destinate a essere installate su piattaforme o navi per fornire energia elettrica a infrastrutture isolate come le piattaforme di trivellazione in alto mare, ma anche militari, dal momento che la Cina afferma la propria presenza nel Mar cinese del Sud costruendo basi sulle isole che rivendica.
Il 4 novembre, il gruppo cinese per l’energia nucleare, China general nuclear power group, ha annunciato l’avvio della costruzione dell’Acpr 50S, un reattore di bassa potenza di 200 Mw, rispetto agli oltre mille Mw per la maggior parte delle centrali francesi.
Questi piccoli reattori cinesi sono progettati per essere istallati su di una nave o una piattaforma in mare. Il primo prototipo dovrebbe essere completato nel 2020.
Il suo concorrente, China national nuclear corporation prevede di far navigare una prima nave-centrale nel 2019. Sarà una versione adattata di un reattore Acp 100 appena finita di costruire, capace di 100-150 Mw. I due gruppi cinesi lavorano con la società di cantieristica navale Csic per sviluppare progetti di navi e di piattaforme che ospiteranno i reattori.
Il progetto è stato approvato a aprile dalla commissione di pianificazione cinese. E a luglio la stampa nazionale aveva dipinto le centrali come il simbolo della potenza del paese. Ma poco dopo, l’Alta corte di giustizia dell’Aia aveva messo in discussione le rivendicazioni territoriali di Pechino sul Mare della Cina del Sud. Ma il governo cinese non ha riconosciuto la sentenza e ha promesso la costruzione delle centrali, una ventina, nel mare molto ricco di idrocarburi e pesci.
Per la Cina questi piccoli reattori nucelari rientrano in un piano di transizione energetica che prevede di raddoppiare la capacità nucleare del paese, dai 31 gigawatts di oggi ai 58 del 2020, come riportato da Le Monde. Ma il progetto sembra più indietro di quanto dipinga la stampa di Stato. Sul fronte della sicurezza, il fatto che questi reattori siano circondati dall’acqua, e lontano dai centri abitati, aumenta le possibilità di raffreddare il cuore dei reattori.
Il rischio militare è più difficile da valutare. Nel mare della Cina meridionale, il paese ha in corso un conflitto con cinque altri stati: Taiwan, Brunei, Malesia, Filippine e Vietnam. E gli Stati Uniti attraversano queste acque rivendicando per Washington la libertà di navigazione.
Se il programma cinese decollerà questi reattori si troveranno in acque altamente strategiche ed è possibile che vengano protette da sistemi antimissili.
La Cina non sarà la prima a costruire centrali nucleari flottanti. I primi sono stati gli Usa che hanno installato un reattore su un vecchio cargo per alimentare il canale di Panama negli anni Sessanta.
I russi sono stati i primi a riprendere l’idea e una prima centrale di 70 Mw installata su una piattaforma entrerà in sevizio nel 2017 per alimentare una stazione di pompaggio di idrocarburi e una piccola città della siberia orientale.
Il concetto di piccoli reattori modulari (Smr) è ritornato da una decina d’anni sostenuto dalla lotta contro le emissioni di gas a effetto serra e dai ritardi accumulati dai progetti per grossi impianti come l’Epr di Areva (due sono in costruzione in Cina). Negli Stati Uniti, circa 50 aziende lavorano a questi reattori di potenza compresa tra 50 e 300 megawatt. Questi impianti piccoli permettono l’accesso all’energia nucleare con budget più piccoli. Una stazione potrebbe costare circa 3 miliardi di yuan (410 milioni di euro) e produrre l’equivalente di 22,6 miliardi di yuan di energia elettrica in 40 anni.