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 2016  dicembre 07 Mercoledì calendario

«Se non accetta Mori, c’è Roversi». Intervista a Maurizio Milani

«Pistelli, mi chiami pure alle otto, tanto a quell’ora ho già cenato e son lì che aspetto Piazza Pulita». Maurizio Milani, al secolo Carlo Barcellesi, risponde dal centro del suo universo bassopadano, ossia Codogno (Lodi), e rassicura il cronista fatto che l’intervista, slittata per problemi del giornalista medesimo, si possa recuperare anche in orario poco urbano, quando l’intervistato non è un politico, ossia quello della cena.
Milani, genio del non-sense, in cui l’ironia disvela continuamente un osservatore acutissimo del Paese – e lo considerano solo un caberatterista e uno scrittore satirico – Milani, dicevamo, ha dato alle stampe per Baldini e Castoldi un nuovo libro, stavolta tecnicamente un romanzo: Il verro ruffiano. L’autore ci riversa parte della sua formazione agraria e del suo mondo agreste.
Domanda. Milani, in questo libro lei svela un po’ di carte: ha studiato agraria.
Risposta. Certo all’Istituto agrario Tosi di Codogno. Non una scuola professionale, eh. Una maturità che ti dava accesso a tutte le facoltà, anzi un mio compagno di classe ha fatto pure il medico.
D. Quindi i fondamentali della zootecnia, per scrivere questo libro, li ha imparati lì.
R. Le confesso una cosa.
D. Avanti.
R. All’Agrario si studia di tutto, compresa l’enologia, i seminativi, il frumento, ma a me, appunto, interessavano mucche, che da noi chiamiamo vacche, i maiali, gli animali tipici di queste zone.
D. E l’allevamento fu uno dei primi lavori.
R. Io mi occupavo appunto di verri ruffiani, che accompagni in mezzo alle scrofe per individuare quelle in calore. E quando vedi che lui comincia a coprire la femmina, con un bastone devi tirarlo via.
D. Perché?
R. Perché l’inseminazione viene fatta poi artificialmente, da un altro addetto.
D. E il porco non sarà contento, diciamo.
R. Infatti, siam tutti bardati là dentro: anche se è un maiale giovane, novello si dice, può pesare un paio di quintali e può anche morderti facendo uno sbrego da una ventina di punti di sutura.
D. Dal capannone e da questa full immersion zootecnica lei ricava una storia del cui finale non vogliamo privare i lettori.
R. Infatti, è bene comprino il libro.
D. La zootecnia è un suo grande amore, Milani.
R. Dopo l’idraulica ovviamente.
D. Ossia?
R. Faccio parte di un nucleo resistente della Democrazia cristiana del Basso lodigiano che, di notte, va a tagliare l’argine. Di nascosto al Magistrato del Po. E, pensi, non c’è neppure un ingegnere fra noi.
D. A tagliare gli argini, contro le piene?
R. Certo. Abbiamo anche una macchina di movimento terra. Quando la piena arriva, noi, pim pam, evitiamo la tracimazione.
D. Siete fuorilegge.
R. Tollerati in verità. Ci spingiamo fino a oltre Pavia, dove c’è il Ponte della Becca. Abbiam fatto tutte le piene, anche quelle, paurose, del 1994 e del 2000.
D. Avrebbero dovuto fare lei, magistrato delle acque.
R. No, io sarei stato rinviato subito al Consiglio superiore della magistratura, temo.
D. E perché?
R. Perché io quella legna che tagliano per tener puliti gli argini e le aree golenali, l’avrei venduta di certo sottobanco. E invece è roba demaniale.
D. Lei è un uomo di fiume.
R. Profondamente. Quando lei torna a Codogno, la porterò in mountain bike fino all’argine: conosco una scorciatoia che ci impieghiamo pochi minuti.
D. Cos’ha di particolare?
R. Un mondo a parte. E non son solo io, eh.
D. Chi c’è, poi?
R. Elisabetta Sgarbi, ha presente?
D. Fondatrice della La Nave di Teseo, la sorella di Vittorio.
R. Lei. Essendo ferrarese è dell’altra sponda e di là sono tutti comunisti, in genere. Però c’ha fatto un docu-film sul Po: Non è colpa del pesce siluro.
D. Prego?
R. Massì, sa la storia di questi pesci enormi, dell’Est europeo, che qualcuno ha buttato nel fiume e che han fatto fuori molte altre specie?
D. Ricordo foto di pescatori con prede mostruose.
R. Ecco la Sgarbi dice che non è colpa loro, alla fine. Un po’ come si dicesse: non è colpa dei Rom per tutto quelle succede a Milano.
D. Ah ecco. Senta Milani, lei sa che siamo un giornale economico-politico. E c’abbiamo un governo dimissionario. Non mi può parlare dei pesci siluro e delle loro colpe eventuali.
R. Se è per quello ci sono anche i pesci gatto e caraffi. Certo che il siluro può arrivare alla quintalata. Sulla politica, però, se vuole le dico a chi dà l’incarico Sergio Mattarella.
D. Spari.
R. Al generale Mario Mori. Che viene giù col Comandante Ultimo.
D. Sia serio. Anzi, lei che scrive sempre d’essere per l’Ogm. La vedo male con questo No grillino e della sinistra-sinistra molto rigido sull’ambiente.
R. Infatti se non ce la fa Mori, a fare il governo, è pronto Patrizio Roversi, ha presente?
D. Il «turista per caso», come no?
R. Solo che ora fa Linea verde. L’altro giorno l’ho sentito dire un po’ di stronzate sull’agricoltura biodinamica.
D. La fa facile lei. C’è dietro una filosofia, anzi un’archeosofia, roba che discende da Rudolf Steiner, quello delle scuole dei figli di Silvio Berlusconi.
R. Lo so, ma in agricoltura son matti: prendono il letame della mucca per trarne energie. Mi sembra una specie di magia, siamo tornati alle superstizioni: per debellare gli afidi dalla vite non pigliano più il principio attivo di un’azienda chimica. E così per il resto: finisce che una pianta di pomodori, anziché fare 20 frutti, ne farà uno solo, di 20 grammi e tutto bucato.
D. Ecco, si prepari alla decrescita felice.
R. Lo so, lo so. Van contro il progresso. Anche se è vero che il progresso i suoi limiti ce li ha, chi lo mette in dubbio.
D. Pensavo fosse uno scientista militante.
R. Macché. Il problema degli ambientalisti è che estremizzando tutto. Quando Carlin Petrini, per vantarsi, ché sono tutte vanterie, dice che non è giusto il commercio di zanne di elefante...
D. Sarà mica favorevole ai safari, Milani, vengono a cercarla.
R. Certo che no. Ma che senso ha? Chi dice che è giusto tirar giù gli elefanti per prendergli le zanne, mi scusi? Però loro sono contrari anche se, magari, li addormenti, le bestie, e gli dai una spuntatina alle zanne. Poi si svegliano e oplà, non han sentito niente. Però, con quella spuntatina, c’han fatto 10 monili in avorio i poveri artigiani ugandesi. C’è tutta un’economia dietro, e questi non lo capiscono.
D. Ossia?
R. Ossia ha visto al circo quando vestono da cretini gli elefanti o le scimmie? C’è gente che lavora a produrre quei vestiti, ohè!
D. C’è gran timore di urtare le suscettibilità animaliste. Sono stato coi figli all’Acquario di Genova ed erano molto precisi nello spiegare cosa fanno per rispettare gli animali.
R. Eh lo so. Han paura di offendere. Eppure al Delfinario di Rimini ai delfini gli fanno fare i cretini, no? Non è che quei delfini lì sono cretini di natura, intendiamoci. E magari dispiace fargli fare i cretini. Però quelli, gli istruttori, intanto, lavorano. E così, come le dicevo, anche ci produce il copri-orecchie dell’elefante, la gonnellina della scimmia, il “gilerino” con cui sgasa lo scimpanzé. C’è anche un’economia da rispettare, oltre gli animali. E poi gli ambientalisti farebbero bene, ora, a pensare a Donald Trump.
D. Credo lo stiano facendo.
R. Ah ecco. Lui secondo me vuol spingere i consumi di petrolio. Vuol rilanciare quelle Chevrolet da 8000 centimetri cubici di cilindrata, a quelle che “bevono” un gallone a chilometro. Enormi. Tanto lo spazio non gli manca.
D. Petrolio a go go.
R. Finché ce n’è, lo lasciamo lì? Ora poi la tecnologia permette di estrarlo meglio.
D. Il fracking, contestatissima tecnica. Sa che qualcuno gli imputa persino i terremoti?
R. Sì, certo. Come le glaciazioni e il riscaldamento: in tutti questi milioni di anni abbiamo avuto tutto e di più. E questi convinti che accada solo ora. Oh, alle Dolomiti c’era il mare e ora son montagne. E non c’erano le industrie allora!
D. Un po’ scettico sul riscaldamento globale.
R. Bisogna esser ragionevoli, io capisco la Convenzione di Parigi...
D. Scusi?
R. Quella di protezione degli animali. Tuteliamo per carità ma, insomma, un fermacarte d’avorio lasciatemelo, dai.
D. A proposito di animali: lei sfugge come un’anguilla e non mi parla di politica. Il direttore, Pierluigi Magnaschi, ci rimprovererà.
R. Non sia mai: è un piacentino e io ho il massimo rispetto. Sa, qui siamo tutti a un fazzoletto, ci capiamo. Che vuole sapere ancora sulla politica?
D. Che succede al governo?
R. Le ho detto: Mori, poi Roversi, poi finalmente arriva quello che voglion gli stessi che ha fatto cadere Renzi: Enrico Letta. E lui farà il governo, no?
D. Allora, avanti coi dicasteri, Milani.
R. Mi dispiace dirglielo, Pistelli, con Letta le ministre giovani e belle, come Maria Elena Boschi e Marianna Madia, che quando c’era il question time stavo lì, incollato alla tv...
D. Non divaghi, su...
R. Sì, dicevo, con Letta se le dimentichi. So che ha già parlato con Stefano D’Orazio, il batterista dei Pooh, Simona Tagli e la brunetta dei Ricchi e Poveri, belle signore, queste ultime, ma un po’ più agées. E sostituirà pure Federica Mogherini a Bruxelles, intendiamoci.
D. Ah sì, e con chi?
R. Con Claudio Lippi, il presentatore. Anche se sarà dura, perché lassù lo vedono già come uno che non ha troppa personalità e invece, in quel ruolo, c’è un po’ da battere i pugni. Ora non dirà che non abbiam parlato di politica.
D. Beh, ora abbiamo fatto il pieno.
R. Ecco. E allora mi lasci andare a vedere Piazza Pulita.