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 2016  dicembre 07 Mercoledì calendario

Si allontana il matrimonio tra Fs e Anas

ROMA È a forte rischio deragliamento il matrimonio tra Anas e Fs. Il colosso da 10 miliardi di fatturato, che avrebbe dovuto nascere con il varo della legge di bilancio, potrebbe non vedere mai la luce. Il Mef non ha infatti inserito in Finanziaria le norme che avrebbero dato autonomia finanziaria alla società delle strade, una conditio sine qua non, per poi convolare a nozze con le Ferrovie dello Stato. E con la manovra ormai chiusa e la fine del governo Renzi, gli spazi per un intervento sono svaniti. A crederci, almeno per il momento, è rimasto solo l’ad dell’Anas, Gianni Vittorio Armani, che spera, con una buona dose di ottimismo, nel nuovo esecutivo. Sia per ottenere l’autonomia finanziaria da tempo richiesta, sia per sbloccare le risorse legate al contenzioso che appesantisce i bilanci dell’ente. 
Con la crisi politica in atto è infatti anche sfumata l’ipotesi – caldeggiata dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio – di varare un decreto ad hoc per sbloccare l’impasse. Al di là dell’esito referendario, che ha cambiato lo scenario, a frenare sul matrimonio è stato sopratutto il ministero dell’Economia che ha evitato di dare sprint alla fusione. Da qui l’amarezza di Delrio: «Quando si progetta una linea ferroviaria – ha osservato più volte il ministro, in lizza in queste ore anche per Palazzo Chigi – si progettano anche le strade che passano sotto e sopra, a destra e sinistra, perché se si pensa a un grande sistema integrato di mobilità, si può fare un grande lavoro, soltanto facendolo insieme». Del resto l’obiettivo del governo era proprio quello di far nascere una grande azienda pubblica, forte anche all’estero nel settore delle infrastrutture.
LE CIFRE
Il super gruppo avrebbe dovuto gestire, il condizionale è d’obbligo a questo punto, oltre 42 mila chilometri di reti, tra autostrade e ferrovie, con 75 mila dipendenti, e sarebbe dovuto decollare operativamente il prossimo anno. Di fatto l’operazione era già tutta scritta nei piani industriali che hanno messo a punto gli amministratori delegati di Fs e Anas, Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani. Come accennato, sarà il nuovo governo ad aprire il dossier visto che, come accennato, prima di convolare a nozze l’Anas dovrà uscire dal perimetro pubblico con una norma scritta ad hoc. L’uscita dal settore pubblico avrebbe permesso allo Stato di ridurre di circa 2 miliardi il peso delle partecipazioni soggette alle regole di Bruxelles. Sempre il nuovo esecutivo, ammesso che abbia il tempo e la volontà di farlo, avrà il compito di definire il sistema di finanziamento dell’Anas: non più trasferimenti diretti da parte del Tesoro, ma un prelievo sulle accise già esistenti sulla benzina. Armani si dice comunque ottimista: la fusione Fs-Anas costituisce una «grande opportunità» per il sistema infrastrutturale del Paese e dovrebbe, per questo, «essere raccolta da qualunque Governo. Un’operazione che dà efficienza e rappresenta una grande opportunità per far nascere un campione nazionale».