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 2016  dicembre 07 Mercoledì calendario

Ma la Corte non scioglierà il nodo del diverso sistema Camera-Senato

ROMA La Corte Costituzionale ha sciolto il nodo della data in cui discutere i ricorsi sull’incostituzionalità dell’Italicum proposti dai tribunali di Messina, Torino, Perugia e Genova. L’attesa riunione della Consulta si terrà il 24 gennaio. Un lasso di tempo che mentre indigna qualche esponente politico, come il leader della Lega Matteo Salvini, che parla di «ritardo folle e inammissibile», potrebbe invece essere stato pensato per consentire al Parlamento di mettere mano al testo della legge elettorale varata lo scorso maggio. La necessità di un intervento legislativo delle Camere sulla legge sembra infatti suggerita dalla previsione, derivante dalla consuetudine, che la Corte non stravolgerà l’Italicum, limitandosi ad alcune rettifiche circoscritte ai punti in maggiore contraddizione con i principi costituzionali di rappresentatività, legati all’impostazione maggioritaria della legge, al ballottaggio e alle liste bloccate. Resterà quindi del tutto irrisolto il problema della differenza tra gli attuali sistemi di elezione di Camera e Senato. Risultato questo della riesumazione, dopo la vittoria del No al referendum, dell’assemblea di Palazzo Madama il cui sistema elettorale risulta oggi essere il Consultellum, legge integralmente proporzionale derivata dalla sentenza con cui la Consulta cancellò a fine 2014 gran parte del Porcellum, e che la stessa Corte riteneva improbabile che venisse mai applicata, pendendo la riforma del bicameralismo. Un avvicinamento tra i due sistemi potrebbe essere tentato dai giudici costituzionali correggendo in senso proporzionalistico l’impostazione maggioritaria dell’Italicum pensato per essere applicato a una sola Camera, in una fase in cui sembrava consolidato l’assetto bipolare del panorama politico italiano. Difficilmente però potranno essere cancellati i rischi che i differenti sistemi elettorali producano nelle due Camere rappresentanze fortemente squilibrate senza maggioranze omogenee, anche in considerazione del fatto che i corpi elettorali di Camera e Senato sono sensibilmente differenziati per la differenza di età in cui matura il diritto al voto.
Questa sembra essere anche la preoccupazione del Quirinale, da dove filtra il pensiero del capo dello Stato secondo il quale «sarebbe inconcepibile indire elezioni prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese tra loro omogenee». E ovviare al problema dovrebbe essere soprattutto compito del Parlamento che avrebbe, appunto, quel mese e mezzo di tempo che ci separa dal 24 gennaio.
Che lo faccia è questione tutta da vedere. Per parte sua la Consulta si accinge ad ascoltare il 24 gennaio la relazione del giudice Nicolò Zanon che indirizzerà l’attenzione dei suoi colleghi su quattro punti in particolare: il vulnus al principio di rappresentanza democratica legato all’abnorme premio di maggioranza. La mancanza di una soglia minima per accedere al ballottaggio. le liste con i capilista bloccati che inficiano la capacità di scelta dei candidati da parte degli elettori. L’irragionevole applicazione della nuova normativa alla sola Camera e non al Senato a Costituzione invariata.