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 2016  dicembre 07 Mercoledì calendario

«Sarò ucciso come mio padre». Ed è successo

«Mio padre Lucio è stato ucciso e io potrei fare la sua stessa fine. Ho alzato un tale polverone, che adesso vogliono ammazzare anche me! Ci proveranno sicuramente, ma io voglio giustizia per mio padre e non avrò pace fino a quando non vedrò il colpevole sotto processo». 
Un terribile presagio quello dell’ingegnere Vittorio Materazzo, 51 anni, picchiato a sangue e poi ucciso con 35 coltellate la sera del 28 novembre a Napoli, la città in cui viveva. L’uomo da tempo sollecitava i magistrati affinché riaprissero le indagini sul misterioso decesso di suo papà Lucio, 80 anni. L’anziano uomo, anche lui ingegnere, fu trovato morto in casa la mattina del 13 luglio del 2013. Vittorio ne era sicuro: suo padre non era morto per cause naturali. Per lui qualcuno gli aveva fatto del male. L’uomo, attraverso il suo legale, l’avvocato penalista Luigi Ferrandino, aveva fornito una serie di elementi per convincere i giudici a riaprire il caso. Sulla scorta di questi indizi, la Procura aveva aperto un nuovo fascicolo d’inchiesta, ma pochi giorni dopo anche Vittorio è stato barbaramente ucciso. Solo un caso? Difficile da credere, molto difficile... 
Ma c’è una clamorosa novità, emersa negli ultimi giorni. Si tratta di una notizia che potrebbe risolvere il giallo. Gli inquirenti hanno indagato Luca Materazzo, 35 anni, fratello di Vittorio. I sospetti si stanno concentrando su di lui dopo che i carabinieri hanno rinvenuto tracce sospette nel suo appartamento durante una perquisizione. Sarà decisivo il test del Dna. Inoltre, l’uomo ha fornito agli inquirenti una versione dei fatti che non convince. Troppe bugie, troppe contraddizioni nelle sue parole. L’alibi non è chiaro: sostiene che all’ora dell’omicidio era a casa a studiare e che poi è uscito per prendere «una boccata d’aria». Inoltre, sulla mano sinistra gli sono stati riscontrati due tagli sospetti: uno tra indice e pollice, l’altro sotto al mignolo. Lui ha detto di essersi tagliato con un coltello mentre lavava i piatti, ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro. A breve nei confronti di Luca Materazzo, laureato in Legge, potrebbe scattare un’ordinanza di arresto. 
Ad aggravare la posizione di Luca Materazzo c’è un inquietante episodio che risale al 2003. In quel periodo Vittorio aveva presentato una querela nei confronti del fratello. Secondo la ricostruzione fatta dall’ingegnere ai carabinieri, Luca avrebbe tentato di ucciderlo al culmine di un litigio. Sempre secondo Vittorio, Luca lo avrebbe colpito con calci e pugni per poi stringergli le mani intorno al collo nel tentativo di soffocarlo. In aiuto del figlio Vittorio era arrivato proprio Lucio, il padre dei due fratelli. L’uomo era riuscito a fermare Luca prima che strangolasse Vittorio. Le morti di parte e figlio sono collegate? Una domanda alla quale potrebbe presto arrivare una risposta. 
In attesa di saperne di più, torniamo alla maledetta sera del 28 novembre, quando il povero Vittorio è stato sgozzato. 
Ecco i fatti. Alle 19.30 l’ingegnere è tornato verso casa, dove ad aspettarlo c’erano la moglie, Elena Grande, e i loro due figli, di 9 e 12 anni. Materazzo, stimato e conosciuto professionista, non sapeva che sotto l’edificio dove abitava, lo stesso in cui vivono anche le tre sorelle e il fratello Luca, lo attendeva il suo assassino. L’abitazione si trova in viale Maria Cristina di Savoia, nell’elegante quartiere Chiaia di Napoli. Quella sera la zona era semi deserta perché di lì a poco iniziava una partita del Napoli e la maggior parte della gente era già seduta davanti alla tv. 
Il killer, che evidentemente
aveva studiato il
nimi dettagli, si è appostato vicino a un muretto che costeggia la scalinata della stazione. Un video, registrato dalle telecamere di sorveglianza esterna, ha ripreso le drammatiche scene del delitto. La polizia ha infatti tra le mani, oltre alle dichiarazioni di un supertestimone, anche un identikit dell’assassino: un uomo magro, probabilmente di nazionalità italiana. Il killer indossava un casco semi integrale a nascondergli in parte il volto. Appena l’ingegnere ha parcheggiato l’auto nel garage, il killer gli si è avvicinato. Dalle immagini appare evidente che vittima e assassino si conoscevano, perché i due si sono scambiati qualche parola. A un certo punto, però, la situazione è degenerata: Vittorio è stato colpito al volto con pugni e schiaffi. L’ingegnere è finito a terra, esanime. L’aggressore si è inginocchiato e lo ha accoltellato. All’agghiacciante scena, dicevamo, ha assistito un testimone, che è stato sentito dagli investigatori. Elena Grande, moglie 41enne dell’ingegnere, stava aprendo la porta quando ha sentito le strazianti urla del marito. Racconta la donna: «Attirata dal rumore, sono tornata giù. Avevo il presentimento che fosse accaduto qualcosa di grave perché si sentivano persone chiedere aiuto. Arrivata giù, mio marito era a terra. Accanto a lui c’erano la sua borsa da lavoro e le chiavi di casa. In un primo momento ho pensato a una rapina finita male, ma ero così confusa... In quei terribili istanti mi interessava solo che i soccorsi arrivassero subito». Riguardo al movente e all’assassino, la donna dice: «Non spetta né a me né ad altri componenti della mia famiglia ipotizzare esecutori o mandanti dell’omicidio. Aspettiamo l’esito delle indagini: saranno gli investigatori a dirci che cosa è successo. Abbiamo piena fiducia in loro, e siamo convinti che presto arriveranno alla verità. Mi sento di escludere che mio marito sia stato ucciso per questioni inerenti l’eredità». 
Il delitto di Vittorio è davvero collegato alla misteriosa morte di suo padre? Sembra proprio di sì, dal momento che, come abbiamo scritto all’inizio, l’ingegnere si sentiva in pericolo perché aveva indagato da solo scoprendo cose terribili. La Procura, sulla scorta della documentazione fornita da Vittorio e dal suo legale, aveva aperto un fascicolo proprio nei giorni scorsi. Sotto la lente di ingrandimento dei giudici era finito un certificato in cui era riportato l’orario della morte di Lucio Materazzo, che per Vittorio sarebbe stato falsificato per depistare le indagini.

LA SCHEDA 
L’AGGUATO 

Vittorio Materazzo, 51 anni, sposato con due figli, la sera di lunedì 28 novembre stava rientrando nella sua casa di Napoli, in viale Maria Cristina di Savoia, nella zona elegante della città. Nell’atrio lo ha aggredito un uomo che prima di fuggire, lo ha colpito con un coltello alla schiena. Il fendente mortale, alla gola, è stato inferto in strada. L’assassino indossava un casco grigio da motociclista, ed è stato visto e inseguito da un cugino dell’ingegnere, prima di sparire. Per l’omicidio è indagato il fratello di Vittorio, Luca Materazzo, 35 anni. 
LA MORTE DEL PADRE 
L’attenzione degli investigatori si è subito concentrata sull’ambiente familiare. I Materazzo due fratelli e quattro sorelle non andavano molto d’accordo. Un evento in particolare li aveva messi l’uno contro l’altro: la morte del padre, Lucio, avvenuta nel luglio del 2013. Un malore, secondo i medici, con conseguente caduta ed ecchimosi al volto. Lucio Materazzo fu trovato sul pavimento dalle due persone che vivevano con lui: la compagna (era vedovo) e il figlio Luca. 
BATTAGLIA LEGALE 
Per circa un anno Vittorio accettò la versione del malore. Poi però si convinse che le cose fossero andate in modo diverso e presentò in Procura un esposto, ipotizzando che si fosse trattato di un omicidio e chiedendo la riesumazione della salma. Dopo gli approfondimenti, l’esposto fu archiviato dal gip. L’ingegnere tuttavia non si rassegnò e, affidandosi all’avvocato Luigi Ferrandino, intraprese una difficile battaglia per ottenere l’apertura di una inchiesta.