Corriere della Sera, 7 dicembre 2016
Alla motorizzazione civile di Napoli 6 su 10 hanno guai con la giustizia
Dunque. Il rapporto parla di Napoli e il paragrafo di pagina cinque si intitola «Situazione del personale in servizio presso l’Ufficio motorizzazione civile».
L’attacco non promette nulla di buono: «Per una visione d’insieme della gravissima situazione dell’ufficio di Napoli – dice —, nell’allegato n. 10 si riporta l’elenco di tutto il personale che a oggi vi presta servizio».
Gravissima situazione? Allegato? L’autore ne riassume il senso: «In giallo – scrive – sono evidenziati i dipendenti che hanno procedimenti disciplinari/penali recenti; in verde quelli che sono stati oggetto di procedimenti disciplinari/penali chiusi; in azzurro i dipendenti che hanno procedimenti disciplinari/penali aperti e sospesi da molto tempo; in rosso i dipendenti segnalati da esposti/denunce pervenute all’Amministrazione e inoltrati alle competenti procure».
Quindi, per ricapitolare: «Da tale allegato emerge un quadro sconcertante in quanto solo il 40% del personale in servizio risulta a oggi privo di qualsiasi pendenza e/o denuncia». Che si può dire anche così: solo quattro su dieci non hanno alcun tipo di guaio con la giustizia.
Il dossier – che risale ad agosto scorso e mette in luce «criticità» ancora oggi non risolte – è firmato dal capo del personale del ministero dei Trasporti e delle infrastrutture Alberto Chiovelli ed era destinato a due dirigenti interni: il capo di gabinetto Mauro Bonaretti e Loredana Cappelloni, responsabile per la prevenzione della corruzione. Ma è finito anche all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone.
Nove pagine più allegati vari che raccontano (fra le altre cose) la storia di un ufficio – quello della motorizzazione civile di Napoli – nel quale «appare chiaro che nonostante le azioni intraprese dall’Amministrazione e nonostante le indagini in corso, continuano a essere commesse irregolarità».
Una specie di dichiarazione di fallimento, diciamo così, malgrado siano stati presi nel tempo accorgimenti che, manco a dirlo, sono elencati a uno a uno. E cioè: «Nuove disposizioni in materia di esami e patenti, centralizzazione nella scelta degli esaminatori, implementazione del sistema informatico, ispezioni a sorpresa, controlli a campione sulle pratiche, procedimenti disciplinari...».
Niente. Tutto inutile: «Dai controlli costantemente effettuati – fa sapere il capo del personale del ministero – emergono ancora attività fraudolente dei dipendenti e numerosi esposti anonimi che segnalano al nuovo dirigente situazioni sulle quali è necessario fare chiarezza».
A questo punto la domanda è: perché dal ministero hanno sentito la necessità di spiegare tutto questo all’Anac?
In realtà non l’avrebbero fatto se non fosse stata la stessa Anac a chiedere informazioni dopo le rimostranze di alcuni impiegati della Motorizzazione (di Napoli e altre città campane) ai quali non è stato confermato il cosiddetto «distacco», cioè il diritto – a termine – di lavorare in una sede diversa da quella per la quale si è stati assunti.
Che sta succedendo negli uffici della Campania? ha chiesto in sostanza qualcuno dall’Autorità anticorruzione. E dal ministero hanno deciso di abbondare con i dettagli.
Così si scopre che sul territorio campano sono in corso almeno tre procedimenti giuridici (di altrettante Procure) che riguardano gli uffici della Motorizzazione: i magistrati di Avellino stanno celebrando il processo per l’incidente dell’autobus che nel luglio 2013 finì giù da un viadotto e causò la morte di 40 persone. La revisione risultò falsa ed è proprio sulle false revisioni che sarebbe aperta un’inchiesta anche dalla Procura partenopea mentre a Caserta le indagini riguarderebbero soprattutto le irregolarità negli esami delle patenti.
Si va da extracomunitari che avrebbero sostenuto test per la patente al posto di altri, a funzionari che avrebbero suggerito le risposte o consentito l’uso del cellulare durante l’esame, oppure parliamo di impiegati che avrebbero inserito per anni dati falsi di revisioni mai avvenute.
A giudicare dallo scenario disegnato dal ministero dei Trasporti agli inquirenti non mancheranno spunti.