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 2016  dicembre 05 Lunedì calendario

Da Jim Morrison a Dylan va all’asta il senso del rock per la furia e la ribellione

«Il Cinema è la più totalitaria delle arti. Tutti i sensi e l’energia sono risucchiati nel cranio, un’erezione cerebrale. Un teschio rigonfio di sangue». Sono pensieri di un giorno strano a Parigi, quelli che Jim Morrison annota nel suo taccuino nella primavera del 1971. Pensieri che scivolano sullo spleen. Un senso di lucido abbandono. Perché la prima passione del leader e cantante dei Doors, prima della musica e forse della poesia, era stato il cinema. Aveva frequentato i corsi di cinematografia nelle aule della Ucla di Los Angeles, dove si era appassionato ai film di Joseph von Sternberg e aveva stretto amicizia con Francis Ford Coppola. Aveva realizzato un documentario sull’educazione scolastica e un film visionario che mescolava sesso, droga, nazismo, televisione che aveva scandalizzato mezza università. La pellicola era piaciuta invece a Ray Manzarek, suo compagno di corso e poi tastierista dei Doors. Si potrebbe quasi dire che la band sia nata in sala di montaggio.

Glam, pop, grunge. Ora l’ultimo taccuino del ribelle più sexy del rock degli Anni 60 va all’asta a New York, da Sotheby’s, il 10 dicembre (con una valutazione intorno ai 200 mila euro). Ci sono gli appunti dei mesi di Parigi, dall’11 marzo al 4 luglio, il giorno in cui il cantante viene trovato morto nella vasca da bagno del suo appartamento nel Marais, per una crisi cardiaca, probabilmente in conseguenza a un cocktail di droghe, farmaci e alcol. Il taccuino è passato dalle mani di Bill Siddons, il manager dei Doors, che trovò il cadavere di Morrison, a quelle di un altro famoso cantante, Graham Nash, che lo ha annotato sulla copertina.
Qui le riflessioni di Mr. Mojo (uno dei soprannomi di Morrison) sulla settima arte sono impietose. «Il cinema è un agente di trasformazione – scrive -. Il corpo esiste solo per essere a servizio degli occhi, diventa un gambo secco per sostenere questi due morbidi insaziabili gioielli. Gli spettatori di film sono come vampiri tranquilli. Quello che dà il cinema è solo l’impressione della vita. Le persone coinvolte nell’impresa di vivere non hanno alcun bisogno dei film. Il cinema fornisce soddisfazione a una triste, ignobile psicologia, che accetta copie al posto della verità. È un’attitudine di noiosa codardia».
Queste considerazioni radicali degli ultimi giorni di vita di Jim vengono dopo la registrazione di L. A. Woman. Solo due anni prima aveva fondato una piccola casa cinematografica e prodotto un mediometraggio HWY – Una Pastorale Americana, in cui appare come protagonista. Aveva recitato anche in un film di Agnes Varda e conosciuto Francois Truffaut e Catherine Deneuve. Nel taccuino, il Re Lucertola sembra cercare altri sentieri di fuga. Scrive di Proust («Proust è stato definito l’osservatore perfetto, in quanto perfetto amoralista»), del pittore Jan Vermeer, molto amato dalla controcultura psichedelica di quegli anni, di Harvey Lee Oswald, l’assassino del presidente Kennedy.
Quattro giorni prima della morte traccia queste parole che suonano come un epitaffio: «L’arte è un compromesso, una vasta terra di mezzo, tenta di ricongiungere soggetto e oggetto, rivelandoli con un occhio puro. L’arte può sospendere la separazione tra chi percepisce e la cosa percepita. La bellezza è quindi un assoluto, radicata nella percezione disinteressata – oggetti svuotati di ogni scopo e significato».
Fa da singolare contrappunto alle frasi finali di Morrison il testo profuso di speranza e amarezza di Blowin’ in the Wind di Bob Dylan, del quale alla vendita di New York è presentato il manoscritto autografo, con correzioni (valutazione sui 400 mila euro). Nell’asta, dal titolo significativo, «From Folk to Fury» (dal folk alla furia) si ritrovano gli estremi della grande musica pop e rock degli ultimi 50 anni, parole e immagini, cimeli e icone. Dal glam al grunge. C’è il pianoforte sul quale John Lennon ha composto Sgt. Pepper (un milione e mezzo di euro) e gli stivali «penthouse» di Lady Gaga (2 mila euro). Le foto di concerti spericolati di Danny Clinch e i poster di Johnny Cash, l’anello con topazio di Elvis Presley e il giaccone di Michael Jackson. Il senso del rock per lo show e l’immagine.
Elementi che sembrano echeggiare i pensieri del taccuino di Morrison. E che si trovano riassunti in uno dei pezzi più abbordabili dell’asta: la figura enigmatica di una ragazza nuda per il poster di Blind Faith di Eric Clapton. Censurato negli Usa perché osceno. Ora parte da una base d’asta intorno ai 300 euro.