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 2016  dicembre 05 Lunedì calendario

Beretta «La nuova America ha bisogno del made in Italy»

Metti insieme cinque secoli di sapienza artigianale italiana e il genio di un designer della Apple, il famoso Marc Newson, ed ecco la Serpentina: la doppietta da caccia creata da Beretta per celebrare i 490 anni della sua attività e presentata la settimana scorsa a New York. «Abbiamo scelto questa città perché è una vetrina sul mondo e perché il mercato americano è il più importante per noi, rappresenta il 50% del nostro fatturato», ha spiegato al Corriere Economia l’amministratore delegato (ceo) e presidente della holding bresciana Pietro Gussalli Beretta, durante un incontro nel suo negozio sulla Madison Avenue.
La 490 Serpentina è prodotta in serie limitata e venduta solo negli Usa, a 50 mila dollari. Sulla parte in acciaio, fatta con speciali bruniture blu, sono incise a mano tre righe della pergamena più antica che testimonia l’esistenza della Fabbrica d’armi Beretta: documentano la vendita di archibugi al Doge di Venezia nel 1526. «Abbiamo ideato questo fucile celebrativo proprio per gli Stati Uniti perché qui c’è il culto del collezionismo e un grande apprezzamento per i prodotti di alta qualità – ha aggiunto Beretta —. Anche per questo gli investimenti negli Usa sono quelli con il maggior ritorno».
 
La storia. La Beretta ha puntato sul mercato americano da quando Ugo, il padre di Pietro, fece la prima acquisizione 27 anni fa. Il quartier generale statunitense è nel Maryland, vicino al Pentagono, cliente delle armi militari. Poi ci sono fabbriche a Nashville in Tennessee, a Denver in Colorado e a Dayton in Ohio. Queste ultime due si occupano di ottica, da quella sportiva diurna, per esempio i cannocchiali per i cacciatori, a quella militare come i visori notturni, quelli usati per esempio dalle truppe scelte Navy seal per le azioni antiterrorismo.
«Con le forze dell’ordine si discute sempre più spesso di arma legata alla visione», spiega Beretta, rivelando che la sua azienda sta sperimentando prototipi di telecamere legate alle armi. A proposito di commesse militari, l’elezione di Donald Trump a presidente potrebbe riaprire i giochi della mega commessa di pistole che devono sostituire la leggendaria Beretta calibro 9, in dotazione ai soldati americani fin dagli anni Ottanta. La gara per scegliere il fornitore è per ora congelata e finora Beretta era stata esclusa.
Fra i sostenitori di Trump nella corsa alla Casa Bianca c’era stata la Nra (National rifle association), l’associazione che si batte per il diritto – garantito dal Secondo emendamento – a possedere e portare le armi. «Mio padre – dice Beretta – è molto vicino alla Nra che non è la lobby dei produttori di armi, ma l’associazione dei cittadini che le posseggono e usano». Ma nessuno della famiglia Beretta ha mai avuto rapporti con Trump.
 
La filosofia. «Aspettiamo di capire come si muoverà – dice il ceo —. La regola d’oro della mia famiglia è focalizzarsi sul business e mai schierarsi nella politica. In oltre 20 anni di attività negli Usa abbiamo continuato a crescere sia sotto i repubblicani sia sotto i democratici. Noi ci impegniamo ad offrire prodotti moderni e di qualità elevata e il colore del presidente non ci spaventa. Lo stesso vale in Europa». Il mercato americano è seguito in particolare dal fratello Franco, che è anche il presidente della Fabbrica d’armi Pietro Beretta a Gardone Val Trompia, una delle 28 controllate della holding. Il cui ceo si occupa invece della gestione e degli investimenti di tutto il gruppo e della sua internazionalizzazione: il 95% del fatturato infatti è generato fuori dall’Italia.
Ma il cuore resta nel Bresciano, insieme al nuovo Brain, il Beretta research and innovation center che, dentro il campus dell’Università, collabora con i ricercatori e le startup per sviluppare nuove tecnologie nel campo della sicurezza. Una di queste è il sistema i-Protect personal che con uno smartphone e sensori monitora la salute di chi li indossa e manda una richiesta di aiuto in caso di pericolo: lo hanno sperimentato cinque dipendenti della Beretta correndo la maratona di New York il mese scorso.
Pietro e il fratello Franco Gussalli Beretta sono la quindicesima generazione della famiglia impegnata nell’azienda. Fra le nuove frontiere a cui il gruppo guarda per il futuro ci sono la Russia e in generale l’Asia, dice il ceo. «Ma abbiamo anche altri progetti in cantiere negli Usa, che – conclude – restano il mercato fondamentale per noi, come per tutto il made in Italy».