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 2016  dicembre 05 Lunedì calendario

Rivive l’arte del Paleolitico

Benvenuti nella Cappella Sistina della preistoria. Sono le Grotte di Lascaux, un complesso di caverne che si trova a Montignac, nella Francia collinare sud-occidentale della Dordogna, zona Maigret del «Pazzo di Bergerac». Pitture murali di 17 mila anni fa che il pomeriggio del 12 settembre 1940, per puro caso, vennero scoperte da quattro ragazzini a passeggio nei paraggi boscosi accompagnati dal cane Robot. È il cane che, inoltrandosi in un cespuglio di ginepri, sembra inghiottito nel buio. I ragazzi lo seguono addentrandosi in una fessura e poi lungo un cunicolo sotto cui si apre una profondità misteriosa che, dopo varie discese anche nei giorni successivi, tra spavento ed eccitazione scopriranno essere grandi sale sotterranee affrescate non proprio di recente. Non si sa quanto di vero e quanto di leggendario ci sia in questo racconto, ma il 17 settembre viene fatto un grande buco nel terreno in modo da rendere più agevole la discesa, questa volta guidata da un adulto, l’insegnante Léon Laval.
Lo spettacolo è indubbiamente incantevole. Una Cappella Sistina rupestre, senza immagini sacre ma ricca di buoi, vacche rosse, orsi, bisonti, cavalli, cervi, un rinoceronte, un liocorno, armi e trappole e un cacciatore mascherato con la testa da uccello. Fatto sta che quelle grotte hanno attirato una tale quantità di gente che i gas e le muffe rischiavano di deteriorare per sempre le figure e i colori, al punto da rendere necessaria, nel 1963, la chiusura del sito.
La copia perfetta di una sezione della grotta, ricostruita non lontano nel 1983, ha accolto 280 mila visitatori l’anno, che fingevano di ammirare l’originale. Ora però con Lascaux IV, il Centro internazionale d’arte parietale, renderà disponibile, dal 15 dicembre, l’intero insieme del sito originario (eccetto una sezione minima quasi inaccessibile), ovvero i 900 metri quadri affrescati e incisi. Una gigantesca fotocopia 1:1 realizzata da una trentina di artigiani che per tre anni hanno lavorato nel paleolitico, attraversando quotidianamente lo spazio millenario dalle carezze dell’aria alle tenebre della roccia, ricordando un grande poeta, René Char, che rese omaggio al mistero di Lascaux.