Il Corriere della Sera, 5 dicembre 2016
Come far «sparire» 400 milioni
«L’amore vuole tutto e ha ragione», avrebbe detto un giorno Ludwig van Beethoven. Sarah, invece, si accontenterebbe della metà, la metà di quanto l’amore fra lei e Robert avrebbe messo insieme in 16 anni di matrimonio e lavoro comune: 400 milioni di euro. Lei ha tenuto i conti: c’è l’appartamento da 28 milioni al cinquantacinquesimo piano del condominio più costoso del Canada, il Four Seasons di Toronto; e l’aereo personale; e tre yacht con 12 marinai fra cui il panfilo «Déjà vu» («Già visto», ma da chi?), 50 metri di lunghezza, pagato 31 milioni di euro; poi ancora conti correnti, ville alle Bahamas, una dozzina di auto di lusso; e perfino due gatti delle nevi e due «Segway», quei bicicli elettrici tanto popolari nelle città. Tutto guadagnato con 40 compagnie che vendevano su Internet rimedi contro i virus digitali e carte di credito per debitori insolventi. Oggi, Robert Oesterlund giura di non aver più quasi un centesimo. E il «bello» è che riesce forse a provarlo. L’ex consorte Sarah Porsglove, paffuta quarantasettenne figlia di impiegati, emigrata in America dal Galles, non dimentica: un tempo pagava lei l’affitto di casa ma poi «io e Robert abbiamo vissuto una vita privilegiata», ville in quattro Paesi, anche un anno di fila sugli yacht con i loro due figli. La signora non dimentica e neppure perdona, però, vuole come minimo la metà di quei privilegi passati: perché lui, mago finlandese del Web pure emigrato negli Usa e pure di origini squattrinate, l’ha piantata per Azadeh, silfide asiatica molto più giovane e bella. Schiere di avvocati si danno battaglia, questo è il divorzio più costoso della storia. Ma anche il più intricato: come si diceva, e secondo quanto appare da un’approfondita inchiesta del New York Times, Robert è infatti virtualmente «nullatenente», non risulta proprietario o intestatario di quasi nulla, al massimo ammette un paio di milioni messi da parte, il resto dei quattrini sembra dissolto tra fondi o «trust» blindati in minuscole banche caraibiche e polinesiane che respingono ogni indagine di altre magistrature e governi. Mentre passivi e costi vari si concentrano su mini-compagnie che risultano avere un solo dipendente – lui, appunto – o sui conti di compassati prestanome dai cento passaporti. Mutui farlocchi, cicloni di fatture. Il finlandese sembra un vero virtuoso dell’offshore, l’arte di giocare a biliardo con i propri capitali, senza quasi mai finire nelle buche delle tasse o dei creditori privati. Secondo gli avvocati della ex-moglie, Robert vive tuttora al cinquantacinquesimo piano del Four Seasons, con la sua Azadeh, che è poi l’architetta alla quale, un giorno, la famiglia chiese di cambiare un paio di bagni e di saloni: galeotta fu la ristrutturazione. E già allora, secondo le accuse, il fedifrago avrebbe cominciato a prosciugare i conti familiari in mezzo mondo, «sbiancandone» il nome della moglie. Secondo altre voci, invece, Robert salta ancora oggi da un Paese all’altro. Sul suo blog è indicata una residenza «Paradise Island, Nassau, Bahamas» che da sola è un proclama di vita. Pare che viva spesso anche su un panfilo di nome «Integrity», in sé un altro proclama di vita. Eppure, anche il fantasma non è tanto misterioso. Per capire veramente il suo segreto, basta cercare sul Web il sito che rappresenta i suoi «trust», i fondi offshore delle banche in Polinesia dove Robert sarebbe un cliente abituale. Vi si legge: «Un trust delle isole Cook è adatto a quegli individui che vogliono preservare i loro investimenti in tempi di incertezza, contro sconosciute forze politiche, economiche o legali. La Commissione di supervisione finanziaria attesta che nelle Cook vi sono circa 3.000 trust, e che tutti offrono una totale anonimità e sicurezza da creditori e pretese legali».