Il Messaggero, 5 dicembre 2016
Vendetta fredda di D’Alema. «Sono rispettoso di chi cade»
I protagonisti. Ora Massimo D’Alema che cosa fa? Andrà a rincuorare il nemico Renzi, se la sconfitta del Sì che si è profilata nella notte si concretizzerà nei dati finali, fino all’ultima scheda? Il Comandante Max pregustava la vendetta, fino alla fine dice «teniamo i piedi per terra» e non vuole cantare vittoria, ma ha l’acqualina in bocca. E continua a ripetere ai suoi sodali: «Spesso quando le persone così arroganti, come Renzi, cadono, quelli che gli stanno intorno per servilismo sono i primi che lo azzannano. Io invece, e l’ho già dimostrato con Craxi, sono rispettoso di quelli che cadono». E comunque, l’appuntamento per la festa del No, se No sarà fino alla fine, è nel comitato di via dei Cerchi, dove i dalemiani veri e propri (eurodeputati come Paolucci, Zanonato, Panzeri) e i bersaniani alla Zoggia, Gotor, Stumpo, Leva e gli altri compagni a cominciare da Speranza si ritrovano con il Comandante Max nella notte. Il gusto di D’Alema nel vedere il «ducetto di Rignano» nella polvere è pari al gusto di vedere se stesso ritornare in gioco. E chissà se è vero che la candidata alla guida del Pd da schierare contro Renzi, per rottamarlo, sia Bianca Berlinguer come da più parti e da un po’ di tempo di continua a dire. Il ritorno di Baffino racconta del rottamato che si vendica del rottamatore. E la matita con cui ieri sera alle 19,30, nel seggio della scuola Col di Lana a Prati, D’Alema ha votato nelle sue mani appariva uno spadino affilatissimo. «Non posso parlare – ha detto Max uscendo dal seggio – perché c’è il silenzio elettorale. La matita comunque era buona».
Il Derby. I bersaniani hanno trascorso la serata elettorale a casa di Guglielmo Epifani, uno dei big del No. E Pierluigi Bersani, che l’altra volta le elezioni le ha semi-vinte cioè di fatto le ha perse nel 2013, ieri mattina ha sfoggiato una sicurezza sul risultato che gli sprizzava da tutti i pori. Come mai? «Tanti elettori che vanno a votare, più di come ci si aspettava, sono un buon segno», afferma Bersani: «Vuol dire che la gente ha voglia di dire qualcosa». Quanto a Renzi: «Da domani sarà un po’ più acciaccatino». Bersani lo vorrebbe tenere in piedi, come un’anatra zoppa, lui naturalmente vuole sloggiare da Palazzo Chigi per non farsi cuocere. Intanto, in ogni caso, l’audace impresa del Comandante Max e della Ditta bersaniana ha segnato il primo punto.
D’Alema ieri è rimasto in campagna, nella sua tenuta in Umbria. Ha visto la partita in televisione, niente derby allo stadio perché la squadra ospitante era la Lazio e lui, romanistissimo, in questi casi se ne resta a casa. E dato il tipo avrà probabilmente pensato: dopo la vittoria della Roma, dopo la sconfitta dell’ultradestro Hofer in Austria, non c’è due senza tre. Ovvero, si preguistava l’affermazione del No. Dopo il derby, Max è tornato a Roma per votare. E i ragionamenti che va facendo con i suoi sono del tipo: «Se la vittoria del No sarà larghissima, non potranno nemmeno dare la colpa a noi di aver fatto perdere Renzi. Il quale ha perso da solo. Ci toccherà dargli una mano».