Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 14 giugno 1999
La cantante Juliette Gréco: «Ho settantadue anni e non solo canto l’amore, lo faccio
• La cantante Juliette Gréco: «Ho settantadue anni e non solo canto l’amore, lo faccio. Costantemente. Nella mia vita privata e sulla scena [...] Tengo un centinaio di concerti ogni anno in venti paesi stranieri di media e ogni volta, o-gni-vol-ta, è la prima volta: due ore e un quarto, spesso senza i bis, al galoppo, tatam tatatam tatam, senza interruzione, senza intervallo, in un crescendo di complicità e di avvolgimento, di salto agli ostacoli, età compresa, che coinvolge innanzitutto me, ma io li sento, gli sguardi degli uomini e delle donne in platea, che mi stanno seguendo, rincorrendo in un crescendo che non so nemmeno io se definire erotico o semplicemente vitale. Se non fosse così, smetterei subito, o avrei smesso da un bel po’. Che è mai una vita senza passione? Finita quella, finito tutto. Di me si diceva, ebbene sì, già cinquant’anni fa, che profondevo un profumo di scandalo, ma io non me ne sono mai resa conto e non ho mai fatto scandali pianificati a tavolino, magari ero capace di alzarmi da un tavolo per andare verso un uomo che mi piaceva e tutto accadeva così, come deve accadere fra un uomo e una donna che si attirano e più sono sconosciuti e più si attirano. [...] Io non avevo paura, non ho paura, ecco tutto, mi sembra un controsenso avere la fortuna sfacciata di avere la vita e avere paura di viverla. Mi ricordo una volta a Roma, avevo venticinque anni, e in questo ristorante del Lungotevere c’era una comitiva di sbarbatelli imbranati, e ce n’era uno, biondo scuro, oh, me lo ricordo ancora, mi sembra sia qui davanti a me, ogni tanto mi guardava di sottecchi e poi deviava lo sguardo, arrossiva, povero piccolo, ed era così piccolo, ed era così bello, che ne so, diciassette? diciotto anni? e io ho cominciato a guardarlo con quella tracotanza di cui sono capaci solo le donne un po’ speciali, quelle che non invidiano niente agli uomini a parte il loro diritto a farsi avanti sempre e comunque... be’, io agli uomini non ho mai dovuto invidiare nemmeno questo... e mi sono alzata dal mio tavolo, mi sono chinata sul suo orecchio... aveva un profumo di sapone e di... ma sì, non sarà vero, ma a questo punto che importa? di vaniglia, e lui mi ha seguito mentre i suoi compagnucci e tutti gli altri avventori piombavano in un silenzio di reverenziale rispetto, nessun motto salace, perché la donna ferma e gentile che osa incute nei maschi quel terrore meraviglioso che ne fa degli animali formidabili, perché la amano e la adorano allo stesso tempo. Era un piccolo americano, era davvero così carino, come sgranava gli occhi su di me! Com’è giusto, quando ci si trova bene insieme al di là dei testi delle canzoni, che l’alba non sia che l’aperitivo del tramonto successivo! era la prima volta che faceva all’amore ma non ho dovuto insegnargli niente...».
• Juliette Gréco dice che nessun uomo l’ha mai respinta: «Gli uomini non ne hanno mai abbastanza, ancora mi sembra, di quella roba lì, come è possibile che ci siano donne respinte? Sarà stata anche fortuna, la mia, ma io nel sesso ho messo la testa e nel desiderio ho messo l’intelligenza e anche la stupidità di chi desideravo, sicché la base, cioè il non venire respinta, l’avevo assicurata. Io, più che uomini pazzi di me, e io pazza di loro, non ho conosciuto... e con Sartre, ah, Jean Paul, così giocoso, così gaio, così ironico e autoironico! io avrò anche avuto la fortuna di cadergli addosso e di diventare la sua musa, come dicono le enciclopedie, ma anch’io non ero del tutto sprovveduta quando l’ho incontrato, lui mi ha scelto ma anch’io ho scelto lui [...] Quando nel ’51 morì Gide, l’omosessuale cattolicone e perbenista che ben conosciamo, Sartre, che adorava fare gli scherzi alla gente in vista, ci convocò tutti perché bisognava mandare un telegramma a quell’altro omo velato e gran cattolico dell’alta borghesia che era François Mauriac, tutti insieme confluimmo alle Poste e Sartre infine dettò: ”L’inferno non esiste stop datti pure alla dissipazione stop André Gide”. Ma una cosa molto particolare che avevamo in comune è che io ero già un uomo allora, ero un uomo come lui. Io ho sempre vissuto le idee e la sessualità come un uomo con una sola differenza. Che io sono ammalata di femminilità grave e me ne compiaccio e gli uomini no» (Dall’intervista di Aldo Busi).