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 1996  settembre 14 Sabato calendario

ìLa vita quotidiana alla Casa Bianca ai tempi di Reagan e Bushî

• Indirizzo della Casa Bianca: Pennsylvania Avenue 1600, Washington. Telefono: 001-212-4561414 oppure 4567369 (linea istituita da Nixon). Rispondono 450 volontarie che alla domanda «C’è il presidente?» dicono invariabilmente: «Mi dispiace, ma il Presidente non può risponderle in questo momento». Aggiungono poi: «Ci farebbe comunque piacere conoscere la sua opinione...». Il messaggio viene registrato e poi analizzato, a fini statistici, da un ufficio apposito.
• Washington decise di far imbiancare la casa divenuta tutta nera dopo gli incendi che vi avevano applicato gli inglesi. Morì però prima dell’inaugurazione, avvenuta nell’anno 1800. Da allora viene reimbiancata regolarmente, l’ultima volta nel 1993.
• La stanza dove il presidente lavora è detta ”studio ovale” per la sua forma. La scrivania è in mogano, ricoperta di cuoio verde, fabbricata con il legno dello scafo inglese ”Resolute”. La regalò agli americani nel 1880 la regina Vittoria. Le poltrone sono pure in cuoio verde. Contro la finestra un tavolo con la bandiera americana. Di fronte alla scrivania un caminetto di marmo con due divani separati da un tavolino da caffè e un grande tappeto blu porcellana adorno di cinquanta stelle e con al centro il sigillo presidenziale. I quadri alle pareti cambiano ogni quattro o otto anni: ogni presidente ci mette quelli che vuole.
• Nancy Reagan spese trecento milioni di lire per rinnovare i servizi di porcellana.
• Per la First Lady è prevista una camera da letto separata da quella del marito. Un piccolo corridoio, tuttavia, permette alla coppia di riunirsi, la notte, senza essere vista da nessuno.
• Parecchi presidenti con amanti, anche note. Eisenhower andava con Kay Summersby, lo riferirono a Mamie ed essa rispose: ”Conosco Ike”. Però si mise a bere. Eisenhower voleva anche divorziare, mossa che gli fu impedita dal generale Marshall, dato che avrebbe compromesso irrimediabilmente la sua fortuna politica. Mamie, allora, bevette un po’ di più. Il pubblico, intenerito dalla frangetta e dalla sua passione per gli abiti rosa e per il cioccolato fondente, la adorava.
• Eleanor Roosevelt, saputo della storia del marito con Lucy Mercer: «Un moscerino sul dolce del matrimonio». Dormiva comunque separata da lui.
• Dissero a Lady Bird Johnson che il marito aveva una certa passione per le femmine, rispose allora: «Lyndon ama la gente e questo non esclude la metà della popolazione mondiale».
• Barbara Bush, molto amata dalle americane per via della sua decisione di non tingersi i capelli, lasciati incanutire dopo la morte per leucemia di una figlioletta di tre anni. Aria casalinga, ma decisa. Si nascondeva le rughe del collo con una collana di perle false da 96 dollari.
• Pat Nixon, in gioventù donna delle pulizie, poi impiegata di banca, autista, quindi segretaria di Nixon e sua moglie, infine First Lady.
• La moglie di Kennedy, inizialmente di professione fotografa. Ignorò orgogliosamente la voracità sessuale del marito (che la tradì ogni giorno) e, soprattutto, non scrisse mai libri sulla sua esperienza alla Casa Bianca (come la maggior parte delle First Ladies).
• Betty Ford, molto amata per la sua disinvoltura: parlò apertamente del suo cancro, del fatto che si drogava, del fatto che beveva. Scandalo quando disse che non si sarebbe meravigliata se la figlia avesse avuto un amante o avesse fumato marijuana. Sosteneva di guidare la politica del marito attraverso le pillow talks, conversazioni sul cuscino.
• Il calendario degli incontri di Reagan modificato in funzione dei consigli di Joan Quingley, l’astrologa di Nancy.
• Reagan s’addormentava dappertutto, anche durante le riunioni di gabinetto, disse allora di preparare una targa da apporre sulla sua poltrona: «Qui ha dormito il presidente Reagan».
• Reagan magistrale nelle conferenze stampa, non tanto per quello che diceva, ma per la sua presenza: portamento, dizione perfetta, elegante camminata di 25 metri sul tappeto rosso che porta alla East Room. Larry Speaks gli piazzava tutti i giornalisti buoni sulla destra, in modo che quando l’atmosfera si surriscaldava potesse allentare la pressione volgendosi da quella parte. Una settimana prima Speaks gli portava un librone con le domande più probabili e Reagan imparava le risposte a memoria. C’era poi una prova generale, con giornalisti sparring-partner che si prestavano in cambio di qualche notizia riservata. Qui gli facevano domande dure, col viso cattivo, per prepararlo a quello che sarebbe successo. Era assolutamente escluso che il presidente in conferenza stampa si rifiutasse di rispondere o dichiarasse "sgradito" qualche giornalista.
• «L’uomo che scrive i discorsi del presidente dirige il Paese» (Thomas Dewey).