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 2016  ottobre 26 Mercoledì calendario

L’armata anti-Casta di Brunetta

È capitato anche a me, come ad altri di questo giornale, di litigare con Renato Brunetta. Ma oggi no, proprio non si può. Me lo sono detto convinto assistendo alla seduta della Camera dei deputati dove si svolgeva la discussione generale sulla riduzione degli stipendi ai parlamentari: sono con lui. Me lo mentre lanciava la sua proposta sugli stipendi dei parlamentari. Ero in tribuna stampa a vedere quelle sedie dove nemmeno un’anima pia del gruppo aveva pensato di appoggiare qualche minuto le sue terga almeno facendo finta di ascoltare quel che diceva il capo. Io c’ero. Forza Italia no. 
Era lunedì pomeriggio, giorno benedetto per accapigliarsi sui privilegi della casta. Perché il primo privilegio è proprio quello: la settimana corta, cortissima. Lunedì? Festa. Venerdì festicciola, sabato e domenica week end. Giovedì? Non cercate i parlamentari da quelle parti il pomeriggio, li contereste sulle dita di una mano. Ma se vi appostate ai lati della Camera dei deputati dalle 12 alle 15-16 circa li vedreste sgaiattolare uno ad uno con i loro smilzi trolley: piccoli piccoli perché per dormire nella Capitale una o due notti non servono grandi ricambi. Il gran lavoro dei deputati si svolge dal pomeriggio del martedì alla fine della mattinata del giovedì. 
VIVA IL PONTE 
Questa settimana poi si cercherà di finire il prima possibile, perchè così tutti potranno affrontare senza patemi di animo il meritato riposo del gran pontone di Ognissanti: a casa da giovedì al mercoledì successivo. 
Ieri era il gran dibattito che serpeggiava all’ora di pranzo fra i deputati di maggioranza: «Che facciamo oggi con la proposta di legge dei 5 stelle? La rinviamo a domani? Perché altrimenti si rischia di finire tutti i lavori previsti in calendario già martedì sera e pare brutto, no?». 
PARE BRUTTO 
Pare brutto, sì. Pare brutto abbandonare Brunetta nella desolazione testimoniata dalla fotografia qui pubblicata che lo ritrae mentre racconta la sua proposta sugli stipendi dei parlamentari (la sola arrivata alternativa a quella grillina). Perché a memoria non ci si ricorda di nessun altro capogruppo abbandonato così mentre parlava a nome di tutti gli altri. 
Siccome le telecamere di Montecitorio inquadrano ogni oratore restringendo il campo ai pochi banchi che ha di fianco, sopra e sotto, almeno 7-8 deputati vanno solitamente a sedersi intorno a lui, per dare almeno ai telespettatori a casa l’impressione del pienone delle grandi occasioni. Lo si fa anche quando tocca al peone di turno prendere la parola. 
Nessuno si è invece presentato in aula quando è toccato al povero Brunetta. Che sarà spigoloso, dai modi assai decisi di comando, però è pur sempre il capo. E lasciarlo senza truppe così, è umiliazione che non meritava né lui né il gruppo stesso che rappresenta. Vero che a forza di abbandoni verso altri lidi quello forzista è un manipolo ormai ristretto: sono in tutto 50, compreso Brunetta. 
Possibile che nemmeno a uno di loro su un tema che per altro ha un certo impatto popolare, sia venuto in mente di perdere qualche manciata di minuti a fargli compagnia? 
«MA È LUNEDÌ» 
L’ho chiesto al capogruppo vicario, Mariastella Gelmini, che prima sulla difensiva ha provato ad obiettare: «Ma... era lunedì!». Poi, più riflessiva ha riconosciuto: «Hai ragione, non abbiamo dato una bella immagine». Se ne è accorto perfino un ex azzurro, Rocco Palese, che oggi è andato nel gruppo misto nella componente Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto. Visto Brunetta tutto solo, il generoso Palese si è spostato dal suo banco assai più in là e a un certo punto ha scelto di seguire il suo discorso qualche banco sotto il capogruppo azzurro che giusto alla fine si è sentito un po’ meno solo. Una storia da libro Cuore. In cui Forza Italia non ha avuto né arte né parte.