Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  ottobre 26 Mercoledì calendario

L’amaca di Michele Serra

Condivido quello che ha detto dalla Gruber, a proposito di Renzi, l’editorialista del “Fatto quotidiano” Antonio Padellaro. Ha detto (riassumo) che un vero leader dovrebbe unire un Paese, non spaccarlo in due. Vero, il grande difetto di Renzi è esattamente quello, la sua incapacità caratteriale e politica di portare a sintesi punti di vista differenti. 
Subito dopo, però, mi sono chiesto quali sono, in Italia, i leader non divisivi. Quelli che uniscono il Paese, quelli che portano a sintesi, eccetera. Berlusconi? Nessuno nella storia italiana (forse solo il nefasto Benito) ha saputo dividere gli italiani quanto lui. Beppe Grillo? È il paradigma vivente della spaccatura: lo schema politico M5S contro resto del mondo cristallizza il rozzo bipolarismo amico/nemico, “io ho ragione, tutti gli altri affanculo”. Matteo Salvini? È uno che vive solo di bianchi e di neri, di applausi e di fischi: i grigi non sono contemplati. A meno di candidare a Palazzo Chigi il Papa (comunque malvisto dai cattolici tradizionalisti) o Andrea Camilleri (comunque malvisto dagli autori di noir meno fortunati), di leader “non divisivi” non se ne vede l’ombra. Forse lo era Enrico Letta: non ha avuto fortuna. Viene un sospetto, del quale rendo partecipe anche Padellaro: non sarà che abbiamo leader divisivi perché dividerci è la sola forma di identità politica alla nostra portata?