la Repubblica, 26 ottobre 2016
Quattro italiani su dieci chiedono che le ceneri siano disperse. Nelle città caos sulle regole
ROMA Per le associazioni che la promuovono è «una scelta di libertà», ma per chi deve poi garantirla ai suoi defunti diventa un’opzione spesso più cara e più complicata. Nonostante ciò, le linee guida del Vaticano servono a porre il dogma a guardia di un fenomeno in costante crescita in tutta Italia e a contrastare la deriva della trasformazione delle ceneri in diamanti o la creazione di altarini casalinghi. Al Nord, secondo il Registro italiano delle cremazioni, c’è un picco di richieste e a Milano circa l’80 per cento dei deceduti ha lasciato volontà in questo senso. «Le richieste stanno aumentando in maniera esponenziale anche al Sud – dice però Massimo Rizzardini, segretario nazionale dell’associazione senza scopo di lucro che promuove la cremazione – perché c’è stato un cambiamento culturale. È una scelta che rientra nell’ambito delle battaglie per i diritti civili, per l’autodeterminazione, riflette un diverso rapporto con la religione. E poiché, nel 40 per cento dei casi, chi sceglie la cremazione chiede anche che le ceneri siano disperse è un segnale forte di libertà».
I dati ufficiali dell’Istat si riferiscono al 2014 (quelli sul 2015 saranno disponibili a metà novembre) e confermano un aumento costante in tutta Italia delle cremazioni con un +6,5 per cento rispetto al 2013. In ambito nazionale le cremazioni sono il 20 per cento, con un totale di 117.956 su 598.364 decessi nel 2014. Lombardia (24,8 per cento, Piemonte (16,1 per cento) ed Emilia Romagna (13 per cento) sono le regioni dove è più diffusa, soprattutto perché sono più numerosi i Comuni capaci di mettere a disposizione le strutture adatte.
Lo scorso aprile, Rimini ha inaugurato un “tempio crematorio”, ma per una città che si mette al passo con le richieste dei cittadini ce ne sono molte che fanno i conti con impianti inadatti, vecchi e non sufficienti a soddisfare tutte le richieste. Massa e Perugia sono soltanto due tra le città che in questo periodo costringono i familiari a trasferimenti onerosi e sgradevoli delle salme per la cremazione. In alcuni Comuni manca anche un regolamento specifico per la dispersione delle ceneri, che per legge non può comunque avvenire in luoghi pubblici, ma alcune località famose e molto richieste come le Cinque Terre, in Liguria, hanno redatto norme molto rigide. Alghero, in Sardegna, offre anche un servizio con la Guardia costiera, ma soltanto dal primo ottobre al 31 maggio, per non intralciare l’attività dei militari in estate.
Secondo gli esperti del settore, la crisi ha contribuito a far crescere le cremazioni, perché si risparmia su loculi, tombe e lapidi, ma a Milano il prezzo calmierato dal Comune per un funerale è di circa 1.400 euro, mentre la spesa per la cremazione nei listini delle agenzie di pompe funebri si aggira sui 2.000. In ogni caso, i servizi comunali di cremazione costano circa 400-500 euro. Sempre che l’impianto sia disponibile.