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 2016  ottobre 26 Mercoledì calendario

La stakanovista dell’azienda che anche ieri era in ufficio

Milano Proprio dietro l’angolo di casa, un enorme cartellone pubblicitario dell’Esselunga. «Dicono l’abbia fatto mettere qui lei...», scherza l’edicolante di fiducia della signora Germana Chiodi, 68 anni, destinataria di un’eredità da capogiro: 75 milioni (scenderanno a 69 una volta pagata l’imposta di successione) che si aggiungono ai 10 milioni ricevuti da Caprotti tra il 2006 e il 2009.
Lui la conosce da quando era piccola, «l’ho vista diventare una super manager». Guai a chiamarla segretaria o assistente, raccontano i vicini. Se l’Esselunga è quel colosso che è lo si deve anche a lei, alter ego di Bernardo Caprotti. Ha iniziato in azienda che non era neanche ventenne e lo ha sempre difeso contro tutti, anche quando ha avuto problemi con i figli. Gli teneva le fila della famiglia, l’imprenditore si fidava ma si davano sempre del «lei». Il suo ruolo in azienda era di peso e organizzava in prima persona anche le battute di caccia di Caprotti nella tenuta di Fubine nel Monferrato. Una volta assunto il ruolo di dirigente, la signora Chiodi ha avuto influenza anche sulla selezione di manager e quadri.
La signora è andata in pensione nel 2008 ma ha ancora un contratto di consulenza e ha sempre passato tutto il tempo in azienda. Alla sera torna a casa tardissimo, racconta chi la conosce. Anche ieri Germana Chiodi era lì. Barricata in una stanza della sede di Pioltello, nella «sua» Esselunga. E finché non ha fatto buio, non è rincasata. Lì, al quartier generale vicino a Milano hanno trovato impiego anche quattro delle sue nipoti, tra l’ufficio legale, marketing e la sicurezza.
Intanto verso le 17 sotto casa, alle spalle della stazione di Lambrate, è arrivata la Vigilanza, che da ieri ha il compito di sorvegliare il palazzo: un piano solo, che lei condivide con la sorella. Sotto c’è il garage privato. Alle 18 arriva una lunga macchina nera. Scendono una ragazza elegante e l’autista, si schiude il portone: sull’uscio una donna che a Germana somiglia molto. Grandi occhiali, capelli scomposti, abito nero, pantofole. Il tempo di un abbraccio, le vengono le lacrime agli occhi. La donna riscappa dentro.
«È una delle tre sorelle – spiega una vicina —. Germana elargisce parecchio ai nipoti e cura molto anche se stessa. Sempre vestiti firmati, palestra la mattina, parrucchiere. Gira con grosse auto aziendali...». Caprotti nel testamento l’ha elogiata: «A lei esprimo la mia immensa gratitudine per lo straordinario aiuto», ha scritto.